sardegna-possibile-michela-murgiaL’IMPORTANZA DI CHIAMARSI MICHELA: PERCHÉ LA VOTERÒ.

Perché il suo sogno di Sardegna coincide con il mio.

Perché è lontana anni luce dall’artificioso, dai mercanti dell’apparenza a scapito dell’essenza, dalle strategie delle agenzie della comunicazione e dell’immagine che inceronano la faccia, i programmi e persino l’anima: marketing politico, si dice, espressione che significa, al netto dei bizantinismi semantici, che conoscono e cucinano bene i polli. Cioè noi.

Perché con lei non esiste il problema etico, semplicemente perché è essenziale presupposto del suo progetto. Non parla a proposito o a sproposito di garantismo e non ha necessità di disquisire su sottili differenze giuridiche: tra i suoi candidati e i suoi assessori possibili non c’è alcun destinatario di avviso di garanzia o imputato. Chiaro il messaggio, no?

Perché non ci farà fare la fine di Giovanni Drogo, che sospende e srotola la sua vita nell’attesa di un evento che non vedrà mai realizzato: il grande evento, per la nostra Sardegna, è finalmente dietro l’angolo e avrà i colori dell’alba di domani. Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo scegliere se diventare finalmente protagonisti del nostro futuro o tafazziani che confermano una Sardegna svenduta, ingessata, senza speranze, con conseguente magno gaudio della trasversale congrega governativa romana che acclamerebbe (ahimè a ragione) la contestuale certificazione della propria sgangherata linea politica.
E che nessuno poi si stracci le vesti e si azzardi a cospargersi il capo di cenere: i pentimenti tardivi non sono ammissibili.

Perché, non avendo argomenti, i denigratori a prescindere l’attaccano con la solfa dell’inesperienza, sua e dei suoi assessori possibili. Vero. Non sanno come far precipitare la Sardegna nel baratro e neanche come curare i propri interessi -anziché progettare e perseguire il bene comune-, lacuna che non intendono proprio colmare. E meno male: acquisissero questo tipo di esperienza, non li voterei più.

Perché non hanno letto il suo “Viaggio in Sardegna”: credono infatti che si tratti di un testo di Alberto Della Marmora. L’avessero fatto saprebbero che Michela Murgia non è esattamente la pivellina che ha studiato a tarda notte per recuperare mesi persi di cicalìo: leggere per credere, quel libro è poesia coniugata con lucide analisi.

Perché posso pesare il mio voto valutando anche la sua giunta possibile, quindi sorprese post elezioni nisba. Ma che ProgReS di Gentes di Comunidades è mai questa? Niente promesse di posti di lavoro, niente cordate di amici degli amici con manovre che neanche i più esperti arrampicatori alpinisti riescono ad organizzare così bene, niente auguri di Natale pre elettorali da mille e un sospetto, niente santini pervenuti sfacciatamente da email istituzionali.
Che nessuno si illuda: da destra e da sinistra, la par condicio è anche lì!

Eppoi è importante chiamarsi Michela perché puoi chiamarla Kelledda, e anche questo è amore di Sardegna. Certo, anche Francesco è Franzisku, ma non credo proprio che si volterebbe se qualcuno lo chiamasse così. E Ugo? La vedo grigissima: l’unica alternativa sarebbe Ugone... ma quella è tutta un'altra storia: la nostra, che non conosciamo perché nessuno ce l’ha mai insegnata.
Anche per questo ti voterò, Kelledda!!!

Adelasia - Paradisola.it
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