Lago Cedino - Mariano Balbina per Paradisola

Canudu Gennargentu…primo fizzu de custa terra digna”…cantavano i pastori.. è anche da questa montagna, che pare una brulla, enorme collina solcata oramai solo da serpeggianti lacrime verdi, lussureggianti gallerie ad ontani, fra cui scivolano, a tratti placide più spesso turbinose, le acque che imbrigliate hanno cambiato la fisionomia dell’isola.
 
Questa bellissima isola…troppo vecchia… troppo rugosa e ripida per sopportare il peso di quelle acque che ormai di rado la bagnano, che fuggono rapide ed impetuose, spesso improvvise, lungo i suoi fianchi selvaggi e ribelli…ammantati di rigogliose foreste e frastagliate balze. In Sardegna forse più di ogni altro luogo d’Italia il rapporto con l’acqua ha avuto ed ha un valore così sacro, rituale che vede nei numerosi monumenti archeologici alla dea acqua, i pozzi sacri, la realizzazione di quella devozione al bene primo per tutti gli esseri viventi.

La mancanza di laghi naturali, se si eccettua il Lago Baratz (Alghero), più uno stagno retrodunale che un vero e proprio lago, anche se riveste un grande interesse naturalistico, se andiamo ad analizzare, è dovuta alla storia geologica dell’isola, per la mancanza del glacialismo nel quaternario, di fenomeni tettonici e, soprattutto negli ultimi tempi, nel regime pluviometrico.

Allora ecco che, attraversando l’isola, troviamo questi enormi bacini artificiali, alcuni di una bellezza sfacciata… quasi forestiera…altri di un fascino minimalista… per chi va alla ricerca delle emozioni perdute…

Iniziamo il nostro viaggio dal Lago Cedrino, creato sbarrando l’omonimo fiume, che vede le sue sorgenti sul Monte Fumai ad Orgosolo, appunto in quel Supramonte aspro e selvaggio, e conclude, dopo circa 40 chilometri, il suo viaggio sfiorendo nelle acque turchesi nei pressi di Orosei. È forse questi il più panoramico, di quelli appunto dalla bellezza sfacciata quasi stordente col suo mix di profumi e colori…con quel gioco di ombre e profili che lascia estasiati.

Quando giunti in prossimità di Dorgali (uno dei paesi su cui ricade) e superato il ponte di “Iriai”, il magico scenario con la silhouette delle candide montagne calcaree del Supramonte che fanno da degna cornice a un panorama che non ha eguali, vi si staglierà davanti… e soprattutto al tramonto, si rimane ipnotizzati quando, in controluce, il volo elegante degli aironi e le radenti acrobazie di mille altri uccelli sulle placide acque del Cedrino, accompagnano il sole che con la sua luce le trasforma ora smeralde in vermiglie e poi di un cupo arancio. A corona, quasi a proteggere questo gioiello, le brune falesie basaltiche del Gollei, vero e proprio monumento naturale (istituito dalla L.R. 31/89), come un imprendibile maniero, si stagliano imponenti creando un effetto da pura fiaba. Grazia Deledda scriveva in una suo celebre racconto <(…) le due catapecchie di pietra e di antichi embrici coperti di musco secco, ancora circondate di siepi, sorgevano alle due estremità del poggio; una guardava a ponente verso le montagne calcaree di Dorgali, l'altra a oriente sopra la pianura melanconica attraversata dal Cedrino (…)>. Oggi quelle melanconiche pianure sono animate ogni anno da migliaia di turisti che affollano questo meraviglioso lembo d’Ogliastra.

Schiere di appassionati si cimentano sulle sue acque in rilassanti “passeggiate” in canoa e lungo il corso dell’omonimo fiume e tutto un prodigarsi di trekkers, amanti del bird-watching o semplici turisti che godono di un panorama modificato dall’uomo per l’uomo ma che ha saputo rivitalizzare e creare nuovi habitat per innumerevoli specie animali. In tutta la zona innumerevoli siti archeologici ci invitano ad una visita più approfondita: dal famoso villaggio di “Tiscali” al più accessibile complesso nuragico di “Serra Orrios” che in località “Sa Icu” con l’omonimo nuraghe a picco sul lago, restituisce incomparabili scenari!!! Infine non si può non citare colei che su tutti nutre questo lago: “Su Cologone” la più copiosa risorgenza carsica della Sardegna, posta in territorio di Oliena e anche questa istituita recentemente come monumento naturale, dove concludere degnamente una giornata. Tutta la zona è servita da  accoglienti e professionali ristoranti tipici e originali agriturismi

Per la grande differenza morfologica e vegetazionale nessuno dei grossi invasi è simile all’altro ecco perché una tappa che può essere anche un vero e proprio tour, è valida alternativa al congestionato turismo costiero e rende ancora più appagante una vacanza in Sardegna.

Il fiume Tirso è il piu lungo (150 km) nasce nell’altopiano di Buddusò (SS) scorre verso sud fra la catena del Marghine e il Gennargentu, attraversa la parte più settentrionale del campidano per poi sfociare nel golfo di Oristano.

Negli anni venti venne creato lo sbarramento che diede poi vita al Lago Omodeo, uno dei più grandi laghi artificiali d’Europa rappresenta un occasione se non unica sicuramente fra le più avvincenti. Collocato nel “Barigadu” (dal latino valicare) vera regione di frontiera, fuori dalle rotte turistiche tradizionali snobbata spesso e volentieri da programmi e depliants turistici è in realtà una miniera inesauribile di occasioni e come gia detto non ha la bellezza sfacciata ed evidente di altre zone ma un fascino che ti conquista e si insinua lentamente per poi prenderti definitivamente …e il “Lago” è solo un pretesto, una occasione da sfruttare per conoscere la Sardegna più vera, fatta di particolari per chi sa e vuole “guardare “ con occhi avidi.

La magia sta anche nel vedere emergere dalle sue acque nei periodi di siccità, come testimoni impotenti, i numerosi nuraghi sommersi dopo la costruzione della bellissima diga detta di “S.Chiara”, inaugurata nel 1923 ad opera del geniale ing. Omodeo che, all’epoca, strabiliò tutti con quest’opera avveniristica. Quindi una visita o forse è meglio dire uno sguardo a questo vero gioiello di archeologia industriale, destinato a scomparire presto per l’entrata in attività della nuova diga, più a valle, che cancellerà definitivamente una testimonianza cosi importante.

Ma le sponde di questo sterminato (per la Sardegna) lago con i suoi 22 chilometri quadrati ci regalano un'altra perla con la Foresta pietrificata di Zuri, (nel cortile della chiesetta di S. Maria è possibile ammirare alcuni esemplari di questi fossili di conifere che anticamente ammantavano questa montagna) minuscolo borgo che si specchia, col suo aspetto ordinato e immacolato nelle placide acque ideali per numerosi sport acquatici.

Che dire poi della graziosa frazione di Zuri che sino agli anni ’20 si stendeva dove ora si trova il lago e ricostruito completamente più a monte compresa la bellissima chiesa romanica risalente al XIII secolo ed intitolata a S. Pietro, interamente di una bellissima trachite rossa, che elegante fa bella mostra all’ingresso del piccolo centro…e poi “Busachi” il paese più lungo della Sardegna con la sua originale planimetria …”Sedilo” che vede il santuario di S. Antine, dove si svolge una delle manifestazioni più suggestive ed emozionanti della tradizione religiosa sarda: S’Ardia, teatro di una spericolata corsa equestre, in onore di S Costantino, che richiama ogni estate (si svolge il 5/6/7 luglio) decine di migliaia di persone che godono di un occasione imperdibile e rimanere coinvolti nello spirito più vero della religiosità dei paesi dell’interno.

Un salto a Tadasuni che segnalo soprattutto per l’originale museo sugli strumenti musicali sardi, creato e gestito (fino al giorno della sua morte 25 maggio 2009) da un agguerrito parroco, Don Dore, a cui va l’indiscusso merito di aver saputo allestire questo prezioso e insostituibile museo. Sono cosi tante e varie le proposte e le occasioni culturali, sportive e naturalistiche dell’area attorno all’Omodeo, che è impossibile segnalarle tutte in questo spazio.

A nord dell’isola, in un contesto paesaggistico da far invidia a località più rinomate, troviamo il Lago Coghinas. Invaso ultimato sul finire degli anni ’20, è il secondo della Sardegna per importanza. Creato, sbarrando in località Muzzone, il corso del rio Coghinas, l’antico Thermus, è formato dalla confluenza di Vi si bagnano alcuni paesi tra cui spiccano Oschiri, Ozieri e Tula, quest’ultimo piccolo ma agguerrito negli ultimi anni ha investito molto per lo sfruttamento a fini sportivi e turistici del lago, creando tra l’altro un centro velico e un impianto per il rimessaggio delle barche. Molto praticata, vista l’abbondante presenza di pesci, anche la pesca sportiva.

Veramente superbi sono gli scenari che offre la zona sia dal punto di vista naturale che storico archeologico. Passeggiare lungo le sue sponde e come un viaggio in un paese fatato…dove  vere e proprie sculture granitiche scompaiono improvvise nelle acque … Maestoso è il colpo d’occhio  di quelli che tolgono il fiato, alla nostra sinistra si stagliano imponenti le bastionate granitiche del massiccio del Limbara che si perdono mille metri più su, arditamente vegetano curve e contorte annose querce e tutto attorno, solenni, svettano bellissimi esemplari secolari d’olivastro.

Un invito a passeggiare fra morbidi e verdi pascoli punteggiati di mucche al pascolo, tra campi di lavanda ed elicriso che impregnano l’aria della loro essenza stordendo il visitatore tra mille colori… il tutto pare un quadro, un affresco, un opera d’arte sublime che esalta i sensi, confonde lo sguardo. Severo dall’alto di una collina il santuario romanico di Nostra Signora di Castro….austero ed elegante si affaccia anch’esso, quasi a guardia,  Infine il Lago Mulargia gioiello fra i gioielli, incastonato sicuramente in uno degli ambienti naturali più suggestivi dell’isola e confinante con il vicino Lago Medio del Flumendosa, a cui è collegato per mezzo di una condotta, offre occasioni più per una vacanza intera che non per una singola visita tanti e tali sono i motivi di attrazione.

I vicini centri di Goni, Nurri, Orroli e Siurgus Donigala, dove si potrà gustare la cucina più tradizionale e genuina, ci daranno la possibilità di un suggestivo viaggio nel tempo. Infatti qui si ritrovano fra le più importanti emergenze archeologiche della Sardegna, su tutte il Nuraghe Arrubiu (Orroli), una delle fortezze nuragiche più belle e particolari e il sito di Pranu Mutteddu a Goni, imperdibile tappa per gli amanti dell’archeologia.

Tutt’attorno i tanti cinghiali arano infinite foreste, intricate selve di alberi millenari, vette inaccessibili e lussureggianti gole, un concentrato di storia e natura, un grande polmone verde che a lungo ci lascerà ricordi indimenticabili.

Mariano Balbina