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 PERCORSO: dalla casetta una traccia permette di salire in dolce pendenza diagonalmente rispetto alle pareti  in direzione Nord-Nord-Ovest, facendoci transitare quasi subito nei pressi di una frana di grossi blocchi di pietra.

anello sirboni

Conviene in questo primo tratto (fino all’attacco di Iscala Sansalargiu, inizio dell’Anello Sirboni), non arrivare fin sotto le pareti in quanto più avanti si sarebbe costretti a divallare leggermente).

Infatti, circa 400 m dal punto di partenza si transita alla base di un avanzato spigolo delle alte pareti che fiancheggiano alla sinistra il nostro cammino, il quale propendendosi più a valle del resto della roccia costringerebbe chi era salito troppo a perdere qualche metro di dislivello. Questo è un ottimo punto di riferimento, in quanto, immediatamente dopo, bisogna fare attenzione per individuare l’unico punto debole della montagna  dove inizia Iscala Sansalargiu.

Per trovare l’attacco, appena superata la base dello spigolo di roccia si sale (verso destra guardando in alto, direzione Nord-Nord-Ovest), ora con pendenza più accentuata, all’interno di una sorta di piccolo anfiteatro mirando alla spalla che ne definisce il limite Sud.

Sansalargiu inizia dietro un albero (sui cui rami ad oggi sono state poggiate delle pietre nella speranza che non siano state rimosse, in quanto punto chiave dell’escursione), a quota 830 m (wp n° 2  32T 05.48.018 -44.42.272) e da qui si prosegue facilmente seguendo il filo degli omini di pietra.

Si tratta di una facile salita che si inerpica su roccette snodandosi con una direzione media prossima a Nord-Ovest, e consente di superare un primo tratto di pareti altrimenti impossibile o comunque molto difficile.

La natura non poteva offrire niente di più opportuno per agevolare l’uomo disegnando e modellando una sorta di sentiero a tornanti che sembra scavato artificialmente sulla roccia.

S’iscala Sansalargiu percorsa in discesa

Dopo il primo “strappo” si prosegue in salita più dolce sul “sentiero” seguendo gli omini di pietre (e le evidenti tracce in terra) con un’alternanza di tratti ghiaiosi e ancora roccia.
Superati 100 m di dislivello (dall’inizio della iscala), immediatamente dopo un tratto agevolato da alcuni legni, si “conquista” molto velocemente e tutto sommato facilmente la linea di cresta. Ci troviamo a svalicare su una sorta di grande sellona nota come S’Atta Bassa, uno dei pochi punti facilmente transitabili di Serra Oseli, qui il panorama davvero eccezionale spazia su gran parte delle creste e sulla parte più caratteristica di Louisiana (vedi 1° foto).

Una sorta di porta naturale nella roccia, molto invitante, (wp n° 3, 32T 05.47.911 – 44.42.381 , 920 m.) consente di passare agevolmente sulla sponda opposta (quella Ovest dove si snoda la Codula di Luna), dove sempre seguendo gli omini si procede in discesa fiancheggiando le pareti alla nostra sinistra inizialmente in direzione Sud-Ovest poi Sud.
Dopo una ventina di metri, sulla destra scorgiamo gli omini sul sentiero dal quale giungeremo al rientro.

Proseguendo invece sottoparete, ben presto il vuoto delimita il nostro cammino alla destra e dopo circa 70 – 80 m dalla “porta” transitiamo inevitabilmente davanti ad una grotta alla quale si accede da un piccolo (ma facile) ingresso alla base delle pareti.

anello-sirboni-05

All’interno un primo grande ambiente e scesi ancora di qualche metro, appare una grande camera/serbatoio con acqua limpida e cristallina (potabile ma pesante… secondo il pastore). A fine Agosto abbiamo stimato un fondo di circa 4 – 5 metri.

Tornati all’esterno, le pareti da una parte e il vuoto dall’altra delimitano ancora il nostro cammino verso Sud e dopo una cinquantina di metri un cavo d’acciaio rende facile un passaggio in parete altrimenti molto pericoloso.

anello-sirboni-06

Proseguendo l’ambiente si apre e offre uno spettacolo davvero generoso su tutti i dintorni e in particolare sulle poderose pareti di Serra Oseli che si ergono poderose sopra di noi.
Percorsi pochi metri dall’ultimo si arriva a transitare in un altro punto obbligato. Questa volta si tratta di un pericoloso liscio inclinato dove un errore non lascerebbe molte speranze. Abbiamo allestito un mancorrente di un paio di metri con cavo d’acciaio (qualcuno ha avuto la stessa idea, ma non l’ha portata a termine lasciano un tassello nella roccia e due fori vuoti).
Il percorso ora prosegue intuitivo ancora senza possibilità di errore (ora di nuovo omini) divallando per punti obbligati sfruttando gli unici punti che la montagna “consente”.

Giungiamo così ad intersecare perpendicolarmente un sentiero marcato (grosso omino) a quota 826 m ( wp n° 4, 32T 05.47.808 – 44.42.100) che in questo tratto si snoda approssimativamente in piano.