Proposta da: Nuragica |
Teatro Civico di Castello - Cagliari | Indovinata da: Antoi |
Teatro Civico, Cagliari L’ex teatro civico, archivio dell’esperienza storico culturale della città, è una tra le più importanti risorse monumentali ubicate all’interno del quartiere Castello. Il quartiere sorge su un colle suggestivo per la sua posizione centrale da cui domina l’intero centro storico e gran parte della costa cagliaritana. Esso racchiude all’interno di una cinta muraria, antica fortificazione militare, un borgo di impianto medioevale. L’area, su cui è sorto nel 1766 l’impianto originario del teatro, è costituita da una striscia di terreno di forma irregolare, chiusa da un lato dal costone roccioso del Castello e dall’altro dalla Via Università. Nel 1836, iniziarono i lavori di demolizione e ricostruzione del teatro, sulla base di uno studio progettuale elaborato dall’Architetto Gaetano Cima. L’antico teatro era costituito da un palcoscenico, da una platea, da quattro un ordini di palchetti, per complessivi ottantaquattro palchi, con decorazioni in stucchi dorati su sfondo bianco. Vi erano due ingressi, uno dalla parte interna del Castello a fianco del portone Brondo -Zapata, e l’altro a ponente sulla Via De Candia, ed un piccolo atrio a colonne ed un caffè. La capienza complessiva del teatro era di circa mille spettatori. Della sua costruzione originaria sono ancora esistenti i locali originariamente adibiti ad atrio d’ingresso, sala caffè, le scale di collegamento a palazzo Zapata, e gran parte della torre scenica. Sono pervenuti in buono stato di conservazione i muri perimetrali mostranti finestre riquadrate sormontate da timpani triangolari e da cornici rettilinee che rilevano l’essenzialità del disegno secondo i canoni del purismo neoclassico. Cagliari, intorno alla metà del 700’, nonostante fosse piazzaforte di primaria importanza per il controllo di tutto il Mediterraneo, nonché capitale dell’isola e sede del viceré, non possedeva ancora un teatro vero e proprio. Nel 1755 l’Ing. Belgrano, propose al governo Sabaudo uno studio progettuale per la realizzazione nell’Area del Balice di una struttura destinata a teatro. Tale proposta non fu approvata dal governo, ma trovo l’interesse del nobile cagliaritano, il Barone Zapata, che tra il 1764 e il 1766 realizzo l’intervento. Il teatro noto come “Teatro Lasplassas”, assunse presto la denominazione di “Teatro Regio”, esso era costituito da un palcoscenico, da tre file di palchi e dal cosiddetto “Paradiso per li servitori”.Nel 1798 i Francesi occuparono il Piemonte e la famiglia reale nel 1799 andò a risiedere nel Palazzo Viceregio. La gestione e manutenzione del teatro divenne nel tempo un costo economico notevole per la famiglia Zapata, tanto che intraprese delle trattative con il governo francese per la vendita del teatro, che si concluse nel 1831, nello stesso anno iniziarono i lavori di restauro progettati dall’Architetto Melis. Nel 1833, della redazione del progetto del teatro, venne incaricato l’illustre Architetto cagliaritano Gaetano Cima, gli fu richiesto di formare quattro ordini di palchetti e di modificare l’ingresso a ponente e quello dal Castello. Per la realizzazione dell’opera si dovette preventivamente procedere all’acquisto di locali contigui appartenenti alla famiglia Zapata e ottenere l’assenso al sollevamento del tetto del teatro. Nel 1836 iniziarono i lavori di demolizione del teatro di Belgrano e di costruzione del nuovo teatro del Cima. Durante la seconda guerra mondiale, con i bombardamenti del 43, il monumento subì notevoli danni, venne distrutto gran parte del teatro, il palcoscenico, i palchetti, la platea e la copertura, rimasero invece in buono stato di conservazione i muri perimetrali, i locali adibiti ad atrio d’ingresso, sala caffè e le scale di collegamento al Palazzo Zapata. L’ex teatro civico progettato dall’Architetto Cima, si presentava ai giorni nostri in particolare stato di degrado e di totale abbandono, occupato da vegetazione incolta e da macerie mai rimosse. L’ingente costo sostenibile per il recupero dell’edificio, in rapporto ai materiali e alle tecniche di restauro e alla difficoltà di agibilità del quartiere, ne hanno a lungo tempo impedito il suo recupero. Nonostante le precarie condizioni di conservazione, le peculiari caratteristiche storico architettoniche del monumento, ancora così vive nella nostra comunità, hanno fatto sì che l’Amministrazione riponesse a pieno titolo, nel restauro del monumento, un ruolo centrale nel processo di recupero dell’identità tra la città e i suoi abitanti. Info prese da locandina distribuita nella giornata dei monumenti aperti Maggio 2008
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