Proposta da: Petru2007 |
Chiesa di San Pantaleo - Comune di Martis | Indovinata da: Antoi |
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L’antica chiesa parrocchiale di San Pantaleo sorge al limite sud-orientale dell’abitato di Martis. L’edificio è collocato in posizione dominante su uno sperone roccioso che fa da cornice alla valle del rio Carrucana. La prima costruzione corrispondente ad un impianto di forme gotiche, di cui non si hanno informazioni documentali circa le vicende costruttive ed il nome dell’autore, è ascrivibile al primo quarto del XIV secolo, come si evince dalle uniche notizie storiche, relative al toponimo, che risulta documentato a partire dal 1341. La struttura architettonica, realizzata da maestranze locali, è caratterizzata dall’unione di modi tardo-romamci e stilemi gotici di derivazione ligure. La chiesa, le cui vicissitudini architettoniche sono state profondamente segnate e condizionate dai problemi statici dovuti al cedimento del sottostante terreno collinare ha subito nel corso dei secoli XVI e XIX interventi di restauro mirati alla preservazione dell’intera struttura. In una delle carte d’archivio del codice manoscritto di Giovanni Addis - vicario generale e capitolare di Ampurias - datato 1868, si rende nota dello stato critico di conservazione del monumento, soggetto agli inesorabili crolli delle strutture interne ed esteme. A partire dal 1988, la locale Soprintendenza e l'allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, hanno promosso gli interventi per la stabilizzazione della collina e per il restauro della struttura, a partire dalle parti maggiormente lesionate: l’abside, il campanile, la navata centrale e la navata destra. Gli ambienti scampati ai crolli erano circoscritti alla facciata, che risulta essere in buono stato di conservazione, alla parte inferiore della torre campanaria e agli archi ogivali intemi. Le indagini geologiche condotte in loco hanno permesso di identificare nel movimento per scivolamento degli strati rocciosi sul versante destro della collina, la causa principale del cedimento strutturale. Nel tentativo di fermare il fenomeno di instabilità, accentuato anche dal passaggio di una falda acquifera, è stato realizzato un sistema di barre di cucitura delle murature ed il puntellamento con micropali infìssi nel terreno per trattenere gli archi, il lato destro della navata centrale e il campanile. Così facendo, si sono conservate pressoché invariate le caratteristiche architettoniche e stilistiche degli ambienti ricostruiti, ad eccezione della nuova cuspide del campanile realizzata in rame, sia nel riutilizzo del materiale di crollo in pietre calcaree, che nella copertura in travi lignee di ginepro e vecchi coppi sardi, complessivamente fedeli al progetto originario. La facciata, tripartita e racchiusa entro quattro lesene, si caratterizza per un corpo mediano a spioventi ornato da una teoria di archetti pensili ogivali trilobati: l’ordine inferiore è centrato dal portale impreziosito da decorazioni desunte dal repertorio romanico, il cui forte effetto plastico e esaltato dal soprastante rosone bicolore. L’edifìcio è impostato su una pianta basilicale a tre navate – di cui la centrale coperta con volte a crociera e le laterali con volte a vela – scandite da due file di pilastri cruciformi. Il presbiterio, concluso con un abside a pianta rettangolare, strapiomba direttamente sulla vallata retrostante, di cui sfrutta il dislivello appoggiandosi alle sue pendici. Tra gli arredi intemi che in passato adornavano la chiesa si deve ricordare la pala, dipinto ad olio su tela, raffigurante il Miracolo di S. Pantaleo, cioè S. Pantaleo nell’atto di guarire un paralitico al cospetto dell’imperatore Diocleziano. Realizzata nel 1595 da Andrea Lusso (? - 1627), il più noto pittore manierista sardo, l’opera, in origine sistemata nella cappella centrale, è oggi custodita nel Museo Diocesano “S. Pantaleo”, presso la chiesa parrocchiale di S. Giorgio.
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*Informazioni riprese da un pannello illustrativo presente nei pressi della chiesa
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