Vincitori: Bea S., Alessandra P., Giovanni V., Rosa S., Mena P., Ettore G., Cora Z., Alberto M., Laurent U., Luca A., Davide Z., Laura C., Emiliano S., Marco S., Manuela M., Riccardo F., Simonetta G., Valter P., Vanessa M., Daniela M., Raffaele P., Antonio C., Carlo S:, Michela A., Marco P., Ignazio L., Franco C.
Scala di San Giorgio - Osini (OG)

Lungo la serie di pareti che delimitano ad oriente il vastissimo tavolato calcareo del “taccu” di Osini, si apre la Scala di San Giorgio. Per “scala” la gente del posto intende un accesso ripido ed accidentato attraverso una balza rocciosa. Nel caso specifico si tratta di una gola molto angusta, delimitata da alte muraglie di natura calcarea e dolomitica ed attraversata da uno stretto nastro d’asfalto proveniente dal vicino abitato di Osini.
Il suo superamento consente l’accesso al “taccu”, l’unico per chilometri, ad essere agevole. La gola è il risultato di un insieme di fratture verticali delle masse rocciose, senza apprezzabile spostamento delle parti generate. Tale fenomeno prodotto da cause di tipo meccanico è noto in geologia con il termine di “diaclasi”. Una di queste, conosciuta con il nome di “Sa Brecca ‘e Usala” è davvero impressionante. La fenditura attraversa per intero, in senso verticale, la parte ovest della gola sprofondando con uno sviluppo complessivo di quasi 100 metri. E’ scrutabile, senza l’uso di tecniche speleologiche, seguendo una gradinata che ne consente l’accesso ad un’apertura laterale, oppure dall’alto, guadagnando la sommità delle pareti con un sentiero proveniente dall’altipiano. L’aspetto della gola, singolare e maestoso, suscita gran suggestione per l’altezza delle pareti e per la breve distanza che intercorre tra esse. Nel suo punto più profondo, la verticalità può superare i cinquanta metri. Un breve viottolo in salita, inframezzato da gradini, consente di raggiungere uno spettacolare punto panoramico posto sulla parete est del monumento natu-rale. Da qui la vista può spaziare sul vasto scenario del Rio Pardu, dove si scorgono pascoli, boschi e macchie, coltivi, piccoli borghi e all’orizzonte, anche il mare. Nel caso dei comuni di Gairo ed Osini, è facile distinguere i loro vecchi abitati abbandonati nel dopo-guerra a causa di fenomeni franosi ed oggi deserti e di aspetto malinconico.
Volgendo lo sguardo ai piedi della rupe“Scala di San Giorgio” affonda le proprie radici nella leggenda che racconta un miracolo operato dal Santo vescovo di Suelli, di nome Giorgio, che giunto da Seui sul far della sera, in prossimità delle alte pareti che sovrastano Osini, ordinò alla montagna di aprirsi al fine di agevolare il suo passaggio per l’abitato, sono interessanti da osservare grossi blocchi di roccia che hanno subito il distacco ed il crollo delle pareti sovra-stanti, sia in epoche remote sia in tempi recenti.
Il sito, che gode di una posizione dominante, è ancora oggi chiamato “Su Casteddu”. Il toponimo prende origine dalla tradizione popolare che narra dell’esistenza di un’antica fortezza a guardia del passo. Ad oggi, però, non è stato mai dimostrato nulla in proposito.
Al più il ritrovamento di monete di diversi imperatori romani, consente di ipotizzare la presenza di una postazione romana. Il vasto territorio interno, a cui si accede dalla gola, è interessato da fenomeni carsici presenti sia in superficie sia in profondità. Lo testimoniano le forme di erosione visibili ovunque, la ricchezza di sorgenti e le numerose grotte distribuite anche nei territori limitrofi. La più nota di queste, detta “Su Marmuri’ (Ulassai), si apre a breve distanza dall’abitato ed è attrezzata per le visite del pubblico.

http://guide.dada.net/sardegna/interventi/2004/03/150759.shtml