Vincitori: Anna Rita V., Caterina S., Pamy U., Stefano M., Angelo S., Angelo A., Bea S., Rosalinda C., PierGiorgio O., Zio Eu., Agresti., Pietro C., Renato M., Rita D., Luigi S., Davide Z., Valeria F., Paolo C., Giampaolo N., Paola S., Gabriela P., Luisa D., Iosella F.
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chiesa San Pietro - Zuri (OR)
La chiesa di San Pietro di Zuri porta con se tante singolarità: singolare per i suoi connotati stilistici, singolare per la sua storia più recente e singolare perché di essa si conosce con certezza il nome e la provenienza del suo costruttore. Il luogo in cui si trova oggi non è quello originario: Inizialmente la chiesa, si trovava infatti la dove oggi esiste un lago artificiale , l’Omodeo. In occasione dell’invasamento del bacino per evitare di sommergere l’ edificio si decise di spostarlo e pietra dopo pietra, nel 1926 , fu ricollocato in una posizione più elevata non lontano comunque dal sito iniziale. Un epigrafe incisa nella parte alta della facciata ricorda la data di consacrazione, il 1291, e il maestro che eseguì i lavori: Anselmo da Como. Dai modi prevalentemente lombardi, già a una prima occhiata ci si accorge come l’impianto e i tratti del suo stile isolino la costruzione rispetto ai più diffusi esempi medievali di impronta toscana sparsi nell’isola. Ma il maestro comasco non rimane comunque indifferente ai modi romanici fino ad allora sperimentati in Sardegna. La facciata, ricostruita nella parte superiore in occasione della costruzione del campanile in epoca più tarda rispetto alla chiesa, conserva il suo pezzo migliore nel portale a strombo raccordato con gli specchi laterali di facciata attraverso la cornice superiore e lo zoccolo di base ma anche e soprattutto attraverso il fregio continuo sopra la porta che si espande, saltando le arcate laterali, fino alle estremità del prospetto: La scultura entra così a far parte del sistema architettonico fondendosi con esso. Nei fianchi si può riconoscere la suggestione dei modelli propri della esperienza romaica sarda: la scansione parietale fatta di esili lesene piatte, raccordate in sommità da archetti pensili, sembra richiamare infatti il motivo del lato sud della chiesa del San Nicola di Ottana. L’abside ricostruito entro il 1336, come testimonia una iscrizione parietale, è in stile catalano-aragonese. Ha forma poligonale: tre specchi di cui quello centrale con monofora lobata strombata e i due laterali con oculi. La singolarità della fabbrica si legge anche all’interno. A navata unica si caratterizza per la sua luminosità e profondità, non certo per la sua altezza che al contrario della consuetudine tipica nelle chiese medievali sarde non si slacia verso l’alto ma mantiene un rapporto di parità con la larghezza della nave.
Info tratte da: http://web.tiscalinet.it/romanicosardo/
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