Cala Goloritzè - Baunei (OG)
In territorio di Baunei, una possente prominenza della costa si adagia sul mare, chiudendo a sud il Golfo di Orosei. Si tratta del promontorio di Capo di Monte Santo, che offre il riparo dai venti dei quadranti meridionali alle insenature ed alle cale che da nord gli sono più prossime. Una di queste, conosciuta col nome di Cala Goloritzè, non passa certo inosservata, se non altro per la presenza di un’imponente guglia che, stagliandosi verso l’alto, la sovrasta.
Anche Alberto Ferrero di La Marmora, comandante generale della Sardegna nel secolo scorso, nella sua opera “Viaggio in Sardegna” la citò con il nome di “guglia” aggiungendo però l’appellativo di “settentrionale” perché non si confondesse con Perda Longa, situata più a sud. Goloritzè può essere raggiunta, oltre che dal mare, dall’altipiano del Golgo attraverso un sentiero lungo cinque chilometri che scende di quota coprendo un dislivello di 470 metri. Riprende il tracciato di una vecchia mulattiera che i carbonai utilizzarono in passato per il trasporto del loro prodotto. Nel tratto iniziale fanno bella mostra di sé alcuni vetusti esemplari di terebinto e di fillirea di considerevoli dimensioni. Poco più oltre è interessante osservare come alcuni pastori del posto abbiano sfruttato le cavità e gli anfratti delle rocce, per ricavare spazi per il ricovero del bestiame.Prima che il sentiero prosegua in stretti, piccoli tornanti, al fine di perdere quota repentinamente, una deviazione sulla destra consente di portarsi in un canalone laterale chiamato “Bacu Canale” dove si conservano frammenti di bosco di leccio ad alto fusto. Seppur con difficoltà, il posto potrebbe fungere da tappa d’avvicinamento per la prominenza di Punta Salinas (466 m), da cui è godibile un eccezionale panorama sulla guglia e su tutta la costa che si estende a nord fino a perdersi all’orizzonte. Ritornati sul tracciato principale, in breve si giunge al tratto terminale di Bacu Goloritzè, sovrastato sulla destra dalla guglia omonima, nota anche con il nome di Punta Caroddi, monolite calcareo, sopravvissuto all’azione erosiva degli agenti esogeni, mostra la sua tipica forma affusolata ed un’altezza davvero considerevole, che spinge la sua vetta a 143 metri s.l.m. Un passaggio alquanto disagevole consente di scendere alla cala, luogo davvero incantevole e raccolto, incastonato nel verde della macchia tra le alte e precipiti falesie. I segni dell’erosione, che gli agenti atmosferici hanno operato nel lungo trascorrere del tempo geologico, sono tutto attorno ben visibili.
Infatti, le masse rocciose costituite da calcari organogeni, si sono lasciate docilmente modellare e soprattutto qui fanno mostra di sé forme curiose e varie dai profili arrotondati. Anche il braccio di roccia che, rastremandosi, sporge sul mare costituendo Punta Golontzè, ha dovuto sottostare alle azioni erosive (questa volta del moto ondoso marino) che lo hanno trasformato in un suggestivo ed insolito arco. II complesso sistema idrografico sotterraneo trova ancora una volta il modo di manifestarsi con la presenza di una piccola risorgiva situata nei pressi dell’accesso alla spiaggia e di altre che, a qualche decina di metri dalla linea di battigia, si aprono al di sotto del livello del mare.
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