Appuntamento con Su Batiledhu a Lula il 10 febbraio 2024!
Carnevale 2024 in Sardegna a Lula
10 febbraio 2024
Su Batiledhu Maschera Sarda è una associazione di Lula che si predice come obbiettivo quello di far rivivere le maschere tradizionali della Sardegna legate ai riti agrari arcaici per la fecondazione della terra.
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Il carnevale tradizionale di Lula - Su battileddu
Sfilate di carri allegorici ed esibizioni di maschere locali rendono unico il carnevale lulese. Su Battileddu è la maschera tipica, ha un aspetto particolarmente impressionante e trae le sue origini dalle cerimonie sacre legate ai riti Dionisiaci.
Il carnevale lulese
La maschera protagonista del carnevale di Lula è su Battileddu, la vittima. È vestito di pelli di pecora o montone, ha il volto sporco di fuliggine e di sangue e la testa coperta da un fazzoletto nero femminile, porta un copricapo con corna caprine, bovine o di cervo tra le quali è sistemato uno stomaco di capra ("sa 'entre ortata"). Sul petto porta i "marrazzos" (campanacci), sulla pancia seminascosto dai campanacci porta "su chentu puzone", uno stomaco di bue pieno di sangue e acqua, che ogni tanto viene bucato per bagnare la terra e fertilizzare i campi.
Su Battileddu è seguito nel suo cammino dai Battileddos Gattias, uomini travestiti da vedove che indossano gambali maschili. Queste maschere cullano una bambola di pezza che porgono alle ragazze tra la folla chiedendo di allattarla, mentre intonano "sos attitos", canti funebri in onore della vittima del carnevale. Durante la sfilata le Gattias, sedute in cerchio e dopo avere "obbligato" qualcuno del pubblico ad unirsi al gruppo, fanno il gioco del "pizzica ma non ridere" (pitzilica e non rie), passandosi l'un l'altro un pizzico senza ridere per non pagare il pegno che solitamente consiste nel versare da bere.
Il corteo è seguito anche da sos Battileddos Massajos, i custodi del bestiame, vestiti da contadini, in questo caso "custodi della vittima". Hanno il viso imbrattato di fuliggine e portano pungoli e "socas", funi di cuoio con le quali legano la vittima per percuoterla ripetutamente, strattonarla, trascinarla, fino a farla morire.
Due Battileddos Massajos vengono aggiogati come buoi e tirano il carro durante la rappresentazione. Su Battileddu, considerato pazzo, è tenuto legato e fermo dai Battileddos Massajos, mentre gli spettatori tentano di pungere su chentu puzone per far uscire il sangue con il quale s'imbrattano il volto. Quando la vittima cade per terra qualcuno grida "l'an mortu, Deus meu, l'an irgangatu!" (l'hanno ucciso, Dio mio, lo hanno sgozzato) ma basta un bicchiere di vino per rianimarla. Le vedove inscenano il funerale con gesti e lamenti scurrili.
Poi su Battileddu viene posto su un carro per rappresentare la rinascita, ora inizia la festa.
Storia dell'evento
Riguardo all'origine della maschera molte teorie riportano ai riti dionisiaci, con la rappresentazione della passione e la morte del dio, e più in generale ai riti agrari arcaici di fecondazione della terra con il sangue.
La maschera del Battileddu, abbandonata nella prima metà del Novecento, forse a causa della miseria e dei lutti provocati alla guerra, cadde nell'oblio. È stata riproposta nel 2001, in un clima teso alla valorizzazione delle antiche maschere sarde e di spiccato interesse scientifico e antropologico verso la maschera di Lula.
Il nome della maschera, Battileddu, probabilmente trae origine da "battile" che in sardo vuol dire inutile, straccio, buono a nulla; ma "bathileios" in greco significa ricco di messi, ed è uno dei tanti nomi attribuiti a Dioniso. La maschera rappresentava infatti colui che avrebbe reso fertili i campi; doveva essere una persona folle, per questo considerata vicina a Dio, e doveva essere offerta in sacrificio.
Secondo altre ipotesi il carnevale di Lula rappresenterebbe la lotta tra il bene e il male, impersonati secondo la leggenda da Voe Tomasu e Trullio. Solo quando Voe Tomasu, il bene, si fa rivestire le corna riesce a sconfiggere Trullio, il male, e come trofeo colloca lo stomaco di Trullio attorno alle proprie corna.
Paola Pochinu Carta, Franco Sanguinetti, Gianluigi Moreddu, Gi Mo Giovanni