Stanis Dessy
1900-1986


Acquerellista, xilografo e grafico. Nacque ad Arzana nel 1900, padre medico.

Compiuti gli studi classici a Cagliari, si trasferì nel 1917-1920 a Roma dove studiò arte, avvicinandosi al movimento "Valori Plastici" e sviluppando una forte passione per il disegno e l'acquarello. Tornato a Cagliari nel 1921, entrò nella cerchia degli artisti sardi; lo scultore Ciusa lo accolse nel proprio laboratorio di ceramica.

Nel 1923-1924 debuttò con un gesso alla Quadriennale di Torino, affermandosi nell'isola come grafico e scenografo teatrale. Nel 1925 partecipò alla III Biennale Romana. Nel 1926 realizzò i primi disegni di mobili e le prime fotografie, stabilendosi a Sassari. Frequentò Paglietti, Delitala e Tavolara e realizzò decorazioni e tele con marine e paesaggi, per i palazzi dell'Economia e delle Ferrovie dello Stato di Cagliari. Nel 1928 fu presente alla I Biennale d'Arte Sarda di Sassari con diverse opere, tra cui un acquerello che ritraeva Ada Dessì, sua futura moglie. In quegli anni intensificò la produzione xilografica, presentandosi nel 1930 alla Biennale di Venezia.

Partecipò in seguito a mostre nazionali ed internazionali, ottenendo un diploma d'onore alla I Esposizione Internazionale di Xilografia di Varsavia, mentre L'Eroica gli dedicò un fascicolo. Nel 1935 vinse il premio per la xilografia nei "concorsi della Regina", a pari merito con Delitala, ed iniziò l'insegnamento di disegno dal vero e incisione a Sassari, presso L'Istituto di Tirocinio (divenuto nel 1940 Istituto Statale d'Arte). Nel dopoguerra collaborò con l'associazione "Amici del libro" di Cagliari e realizzò fregi e xilografie per Riscossa, Il Solco, Il Convegno. Fu pienamente attivo fini agli anni '60. Dal 1966 fu critico d'arte de La Nuova Sardegna.

Morì a Sassari nel 1986.

Fin dagli esordi, il Dessy fu salutato dai critici come una delle rare eccezioni al "provincialismo" e "ottocentismo" ritenuti al tempo dominanti nell'isola. Fu soprattutto il linguaggio fotografico ad ispirare con esiti innovativi la sua arte, in paricolare la xilografia. Raffinato maestro della linea, scarno ed essenziale, ritrasse un'umanità profonda e solenne, come i contadini e i pastori delle xilografie; nei dipinti rappresentò preferibilmente familiari e scenari naturali.

Tra le opere più note: gli olii Ritratto di Ada, Commercio (1927), Zia Remondica, La signorina Zavanaiu, Ada in nero (1929), Alla fonte (1932), Il torchio (1933); gli acquarelli Capo Caccia (1929), Alghero, il Tro (1935), Mareggiata ad Alghero (1940); le xilografie Mendicanti di Monte Gonare (1929), La Brigata Sassari a Casera Zebio, di grande vigore drammatico e premio per la xilografia nei "concorsi della Regina" (1935), Minatori di Carbonia (1938), Mattanza (1939).