Sant'Efisio
Età dioclezianea


Figura di martire tra i più amati dal popolo sardo, la cui storicità, tuttavia, non è certa. La Passione del Santo è giunta fino a noi in due redazioni, di cui la più antica è un pregevole codice vaticano latino del XII secolo redatto con la scrittura carolina.

Secondo la tradizione, Efisio nacque ad Elia Capitolina (Gerusalemme) dal pagano Cristoforo e dalla nobildonna Alessandra. Rimasto precocemente orfano di padre, sua madre lo condusse presso l'imperatore Diocleziano. Questo, colpito dalle straordinarie doti del giovane, gli concesse onori e ricchezze e gli affidò il comando di una spedizione in Italia, finalizzata a perseguitare e reprimere le comunità cristiane.

Ma Efisio vide tra le nubi una fulgida croce, inequivocabile simbolo cristiano, e udì sui venti una voce che lo chiamava verso la verità. In virtù di quel segno riuscì a sbaragliare i Saraceni, quindi si imbarcò per la Sardegna e arrivò in una regione chiamata Arborea, dove represse con vigore la Barbrica quaedam gens, forse i Barbaricini, e assoggettò l'isola.

A Cagliari si dedicò a fare, pubblicamente, opera di proselitismo per la nuova religione; decise, inoltre, di confessare alla madre Alessandra e al princeps Diocleziano l'avvenuta conversione. La notizia scatenò le ire dell'imperatore, che inviò in tutta fretta nell'isola un suo ufficiale, Iulcio, affidandogli il governo della Sardegna e il difficile compito di riportare Efisio alla fede dei padri. Poiché Efisio si rifiutava di abiurare la fede cristiana, Iulcio gli inflisse ogni sorta di tortura, scatenando in questo modo le ire divine; infatti, il tempio di Apollo nel quale Efisio era imprigionato andò in rovina con i suoi idoli e lo stesso governatore si ammalò gravemente, vittima di una febbre perniciosa, che lo costrinse ad abbandonare l'isola, lasciando ad un suo sostituto di nome Flaviano il difficile incarico di portare a termine la conversione di Efisio.

Poiché anche questo tentativo di conversione si dimostrò vano, il coraggioso Efisio fu condannato a morte per decapitazione; la sentenza fu eseguita apud Caralitanorum civitatem in loco qui dicitur Nuras, l'antica Nora, le cui rovine si trovano in territorio di Pula, non lontano da Cagliari. A Cagliari, sul luogo dove il martire sarebbe stato torturato, e a Nora, sul presunto luogo della decapitazione, sorgono due chiese in suo onore.