Francesco Ciusa
1883-1949
Grande scultore. Nacque a Nuoro nel 1883, padre intagliatore del legno e incisore.
La precoce attitudine per la scultura lo portò a studiare all'Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida di Trentacoste, che gli comunicò il gusto per la stilizzazione moderna, di De Carolis e Fattori. Tornò in Sardegna nel 1904, stabilendosi a Sassari e poi a Nuoro. Nel 1907 vinse, appena ventenne, il primo premio alla Biennale di Venezia, con la scultura La madre dell'ucciso, autentico capolavoro dell'arte sarda moderna, il cui originale è conservato presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Caratterizzata da un modellato anticlassico, la statua evoca stilemi della tradizione locale e, nel dolore profondo, chiuso e immobile della madre, simbolizza in modo antiretorico la tragica condizione ed il sentimento di rassegnazione dell'isola natale tanto cara all'artista.
Il successo del Ciusa fu importante per tutti gli artisti sardi, cui furono in questo modo aperte le porte delle grandi mostre nazionali. Nel 1913 l'artista lavorò con Figari, Melis Marini e Delitala al completamento del Municipio di Cagliari. Nel 1923 prese a dedicarsi alla produzione di piccole ceramiche, aprendo la manifattura SPICA a Cagliari. Nel 1924 aprì una Scuola d'Arte a Oristano. Nel 1928 espose alla Biennale di Venezia la scultura L'anfora sarda, una delle sue ultime grandi opere: simbolica e surreale, rappresenta una donna che beve da una brocca e allatta un piccolo. Altre sculture aveva realizzato negli anni precedenti, tra queste: La filatrice (1909), Il dormiente, La cainita (1914), Il nomade (1909), La dolorante anima sarda (1911), Bontà (1911), La pietà (1925).
Nel marzo del 1937 cominciò a stendere la sua autobiografia, intrisa dei ricordi e delle visioni dell'età infantile e percorso ideale delle sue opere sullo sfondo di un mondo antico e intenso. Nel 1943 ebbe la cattedra di disegno presso la facoltà di ingegneria dell'università di Cagliari. Morì a Cagliari nel 1949.