Efisio Marini
1835-1900
Scienziato. Nacque a Cagliari nel 1835 da una benestante famiglia di commercianti.
Si laureò a Pisa in medicina e in scienze naturali. Tornato a Cagliari non ancora venticinquenne, divenne assistente presso il museo di storia naturale. Prese a studiare i fossili, maturando l'intuizione di un processo inverso a quello naturale che potesse arrestare il fatale processo di degradazione delle sostanze organiche, animali e vegetali.
Sperimentò poi sui cadaveri, fino a che, dopo cinque anni di ricerca, giunse ad ottenere la perfetta conservazione di diversi pezzi anatomici trattati per immersione con sostanze e reagenti da lui ideati. La scoperta superava la pietrificazione dei cadaveri, già ottenuta dal bellunese Gerolamo Segato, poiché le salme trattate dal Marini conservavano anche l'elasticità dei muscoli e dei tessuti, la plasticità e l'incarnato. Le ricerche dello scienziato si svolgevano tra l'invidia e la maldicenza dei concittadini che sminuivano la sua scoperta.
La morte di Pietro Martini, nel 1866, gli diede finalmente l'opportunità di dimostrare il suo genio, poiché la salma pietrificata e più volte dissotterrata dell'illustre storico rimase intatta fino all'ultima riesumazione, avvenuta nel 1898, a 32 anni di distanza dalla morte. Il Marini, non avendo ottenuto di accedere all'università di Cagliari, cosa cui teneva molto, pensando di potervi creare un museo anatomico unico al mondo, si era nel frattempo trasferito a Napoli. Qui frequentò importanti personaggi della cultura, come Salvatore di Giacomo e Giovanni Bovio, mentre la sua fama di imbalsamatore cresceva.
Lavorò per Napoleone III alla restituzione di una mummia egiziana, ottenendo la Legion d'Onore, e partecipò a varie esposizioni a Londra, Vienna, Torino, Milano, Roma. In sintonia con un costume molto diffuso in quel tempo negli strati sociali più alti, sottrasse al disfacimento le salme di Luigi Settembrini, Benedetto Cairoli e del cardinale Sanfelice, mentre pietrificò in forma di medaglia il sangue di Garibaldi raccolto ad Aspromonte, con grande riconoscenza da parte del generale; ma non ottenne mai la tanto desiderata cattedra universitaria, anche perché si rifiutò di rivelare il segreto delle sue imbalsamazioni. Continuò perciò a fare il medico, in condizioni economiche sempre più precarie e circondato da una sinistra fama che la sua casa ossessivamente disseminata di reliquie anatomiche (oggi al museo anatomico partenopeo) contribuiva in modo determinante ad alimentare.
Morì a Napoli nel 1900, portando con sé il segreto della sua scoperta.