Attilio Deffenu
1890-1918


Intellettuale meridionalista, tra i più acuti del primo Novecento, giornalista e combattente. Nacque a Nuoro nel 1890; il padre Giuseppe, radicale, fu "patrono" della prima società operaia di Nuoro.

Attilio frequentò il ginnasio nella città natale ed il liceo a Sassari e si iscrisse nel 1908 in legge a Pisa, accostandosi agli ambienti anarchici e collaborando con organi di stampa socialista isolani e della Penisola. Scoppiata la guerra di Libia, si schierò contro il conflitto. Laureatosi nel 1912, tornò a Nuoro, ma fu presto stanco della meschina vita provinciale.

Divenne corrispondente del Giornale d'Italia, impegnandosi attivamente nella vita politica: aderendo al sindacalismo rivoluzionario e, nel 1913, battendosi per il liberismo capitalistico, contro il protezionismo doganale che favoriva le industrie del nord a danno del meridione e delle isole strutturate su un'economia agro-pastorale; battaglia che lo avvicinò al meridionalismo democratico salveminiano. Fondò nel 1914 la rivista Sardegna, cui collaborarono numerosi intellettuali, politici, letterati e artisti, e dove il Deffenu offrì il frutto più maturo della sua esperienza politica e delle sue riflessioni sulla "questione sarda"; la cui possibilità di risoluzione egli riteneva legata ad un radicale mutamento dei rapporti tra stato e regioni e ad una politica governativa che affrontasse in modo unitario il "problema meridionale", non con provvedimenti speciali, ma favorendo nel sud lo sviluppo capitalistico, la libertà economica, la giustizia distributiva, il decentramento amministrativo e l'autonomia. Una lucida formulazione del regionalismo e dell'autonomismo destinata ad ispirare profondamente, nel dopoguerra, i movimenti ex-combattentisti ed il Partito Sardo d'Azione.

Trasferitosi a Milano, esercitò come avvocato, divenendo legale dell'Unione sindacale. Scoppiato nel luglio del 1914 il primo conflitto mondiale, fu favorevole all'entrata in guerra, e, con Alceste De Ambris, Filippo Corridoni, Tullio Casotti e Michele Bianchi, fondò, alla fine dello stesso anno, i fasci di azione interventista rivoluzionaria. Si arruolò volontario ma, sospettato come "sovversivo", dovette ingaggiare una lunga battaglia per essere mandato al fronte.

Morì eroicamente sul Piave, il 16 giugno 1918, al comando del suo plotone di fanti della Brigata "Sassari".