Ampsicora
III secolo a.C.
Latifondista sardo-punico originario di Cornus, protagonista della rivolta che nel 215 a.C. vide contrapposti i Sardi ai Romani.
Gli episodi salienti della ribellione sono giunti fino a noi attraverso due importanti fonti latine: Tito Livio, storiografo di età augustea, e Silio Italico, poeta del periodo flavio. La vicenda di Amsicora si svolse negli anni critici della seconda guerra punica, quando i dominatori romani, per far fronte alle spese del conflitto con Annibale, attuavano in Sardegna una durissima politica fiscale, imponendo tributi e requisizioni granarie. Fu così che i Sardi, logorati dal malcontento e stanchi dell'arroganza romana, si ribellarono, schierandosi apertamente con Cartagine.
Il senato della metropoli africana decise di appoggiare i rivoltosi inviando nell'isola uno dei suoi uomini più validi: Asdrubale, detto il Calvo, mentre il senato romano affidò il comando delle operazioni militari al valente generale Tito Manlio Torquato. La rivolta ebbe come epicentro la pianura del basso Tirso con i suoi fiorenti centri punici, tra cui Cornus, considerata da Livio la "capitale" della regione.
Furono i possidenti terrieri sardo-punici di queste città, che temevano di rimanere vittime delle confische romane, a farsi promotori del movimento di liberazione. Alla testa dei possessores ribelli vi era Amsicora, definito da Tito Livio "il primo, di gran lunga, per prestigio e per ricchezze". Si narra che il primo atto dell'offensiva ebbe luogo mentre Amsicora si trovava nei monti della Barbagia, dove si era recato con l'intento di coinvolgere nella ribellione le tribù dei Balari e degli Iliensi, i "Sardi Pelliti" (Sardi coperti di pelli) della testimonianza liviana.
Josto, figlio e luogotenente di Amsicora, in assenza del padre, affrontò imprudentemente Tito Manlio Torquato con i suoi 22.000 fanti e 1.200 cavalieri, subendo una dura sconfitta. Sul campo di battaglia, probabilmente nel Campidano di San Vero Milis, perirono 3.000 rivoltosi e 800 uomini furono fatti prigionieri. Mentre il vittorioso Manlio si ritirava verso Carales, le forze di Amsicora e di Asdrubale si riunivano per organizzare una nuova offensiva.
La battaglia campale si svolse in una località non lontana da Carales, forse tra Sestu e Decimo, e vide vittoriosi i Romani. Morirono 12.000 sardo-punici, 3.700 furono catturati, fra questi Asbrubale. Josto, secondo il racconto di Silio Italico, cadde vittima della lancia di Ennio, illustre poeta latino che in quegli anni serviva fra le truppe romane di stanza in Sardegna. Amsicora, sconvolto per la morte del figlio e per l'esito disastroso della battaglia, si uccise durante la notte perché nessuno potesse impedirgli di compiere l'estremo gesto.