La Sardegna aragonese


GLI ARAGONESI

I Catalano-Aragonesi sbarcano in Sardegna, vincono la Repubblica di Pisa e danno forma al primo "Regno di Sardegna". Pietro il cerimonioso costituisce a Calari il primo Parlamento che, con il trascorrere dei secoli e della storia, diverrà poi, l'attuale Parlamento Italiano.
Nel 1294 salì al soglio pontificio Benedetto Caetani col nome di Bonifacio VIII che cercò di risolvere la complicata situazione siciliana convincendo Giacomo II e Carlo II figlio di Carlo I D'Angiò, a sottoscrivere un trattato con il quale il primo rinunciava ai diritti sulla Sicilia e come cenno tangibile di pace avrebbe sposato Bianca D'Angiò figlia di Carlo II; come contropartita il pontefice si impegnò a togliere la scomunica e creare "il Regno di Sardegna e Corsica" da affidare allo stesso Giacomo II.
Naturalmente il Regno che il papa si accingeva a istituire era puramente nominale ed il Re di Aragona avrebbe dovuto conquistarlo per diventare sovrano di fatto. La chiesa romana esercitava il diritto di istituire regni sostenendo che tale facoltà gli derivasse dalla donazione di. Costantino che, morendo, avrebbe lasciato alla chiesa la città di Roma e le province occidentali. Questo diritto fu chiamato "Costitutum Costantini", si rivelò un falso storico e fu applicato a prescindere dalla realtà sarda, che forse non interessava la chiesa.
Gli Aragonesi in Sardegna
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Il 30 maggio 1323, l'esercito aragonese sbarcò a Palma di S. Giovanni Suergiu al comando di Alfonso, primogenito del Re Giacomo II. Dopo un assedio fu espugnata Villa di Chiesa (Iglesias), erano passati sette mesi dallo sbarco. Il Comune di Sassari si affrettò intanto a schierarsi dalla parte degli aragonesi per convenienza, non certo per ideali e non possiamo certo biasimare questo atteggiamento; chi è più forte ha sempre ragione ed è meglio averlo amico che nemico. Gli aragonesi, dopo aver espugnato Villa di Chiesa, assediarono Castel di Castro di Calari ponendo il quartier generale sul colle di Bonaria, schierando l'esercito in linea verso Quartu. I pisani, quasi di sorpresa, fecero sbarcare un esercito nei pressi della spiaggia prospiciente l'abitato di Capoterra, che a tappe forzate si diresse verso Calari, costeggiando lo Stagno di S. Gilla. L'esercito aragonese si mosse andando incontro a quello pisano. Lo scontro, in campo aperto, avvenne presso l'odierno abitato di Elmas in località Lutocisterna e finì con la vittoria degli aragonesi che nello stesso tempo avevano distrutto le navi pisane nelle acque prospicienti il Castello di Calari.
Ai Pisani non rimase altro che firmare una pace con la quale cedevano tutti i territori del cagliaritano e della Gallura tenendo solo Castrum Calari. Era il 17 Giugno 1324 e il Regno di Sardegna prendeva corpo. Il Regno era formato dei territori dell'ex giudicato di Calari e di Gallura e dall'enclave del comune di Sassari.
Gli Arborea, come detto precedentemente, sconfitti i pisani e dichiaratisi vassalli di Aragona, per 25 anni accettarono la situazione per poi passare allo stato di guerra, decisa regolarmente della "Corona De Logu" (Parlamento). Quale fu il motivo scatenante dello stato di guerra non si è mai saputo, Aragona non aveva motivo di minacciare un suo vassallo, né convenienza ad affrontare una guerra così presto. Se ne desume che il giudicato D'Arborea volesse scrollarsi di dosso "lo straniero" e appropriarsi delle terre per porle sotto il suo dominio diretto. Era il 1353 e Mariano IV, a capo di un esercito mosse verso il sud dell'isola, sconfiggendo presso Decimo Gherardo della Gherardesca, vassallo del Re d'Aragona e puntando verso Castrum Calari dove però fu fermato e costretto a ritirarsi verso Sanluri. A Nord Mariano IV alleato ai Doria conquistò Alghero per poi porre l'assedio a Sassari. Dopo l'intervento di una spedizione aragonese, si giunse alla pace di Sanluri, l'11 luglio 1355 e la Sardegna ebbe un periodo di pace. La partita si riaprirà più tardi, per giungere al 1392 quando tutta la Sardegna, ad eccezione di Alghero e Castel di Cagliari, passò sotto il Giudicato di Arborea.
Si arrivò così al 1409 quando i catalani, sconfitta per mare una flottiglia di navi genovesi che portavano aiuti al Giudicato D'Arborea, distrussero l'esercito Giudicale presso Sanluri e più tardi conquistarono Oristano che, arrendendosi, consegnò automaticamente nelle mani degli iberici tutti i territori giudicali tradizionali intorno ad Oristano; era il 29 marzo 1410.
Il giudicato di Arborea sopravvisse, con le curatorie del Nord e centrali. Dopo tentativi di rivincita degli arborensi, che riuscirono perfino a minacciare Alghero e Oristano. Guglielmo III di Narbona-Bas barattò, col Re d'Aragona Ferdinando I, la cessione venale dei suoi diritti di Giudice e conseguentemente dei territori già arborensi.
La somma pattuita di 100.000 fiorini fu versata e così finì ingloriosamente il Giudicato di Arborea e con esso la speranza di libertà di tutti i sardi che definitivamente furono soggetti agli aragonesi; era l'anno del Signore 1420
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