La Sardegna pisana
1215 - 1326
I PISANI
1215 - 1326
I PISANI
L'influenza politica e la colonizzazione mercantile e militare della Sardegna da parte di Pisa.
I Pisani presero a frequentare la Sardegna dopo la sconfitta di Mugiahid e furono dei mercanti per eccellenza, competendo con Genova e cercando prima il profitto poi i territori. Pian piano ebbero il monopolio mercantile dell'isola imponendo con l'opera di S. Maria una supremazia non solo economica. Offrivano "spassionatamente" servizi ai giudici tra i quali l'addestramento militare o quello marinaresco, consigli in politica ed in diplomazia. I rampolli isolani non di rado venivano ospitati a Pisa per ricevere una educazione "moderna e nobile". Una protezione a 360 gradi che si radicò fino a diventare opprimente e ossessiva. Nel 1215, con queste credenziali, Lamberto Visconti, Giudice di Gallura, "costrinse" il Giudice di Cagliari Barisone e sua moglie Benedetta a concedere, ad un gruppo di mercanti pisani, la licenza per costruire, in una collina, un borgo fortificato per meglio proteggere i propri interessi. Lamberto più tardi sposerà Benedetta rimasta vedova e governerà indirettamente il Giudicato. I Sovrani di Calari furono però essenzialmente filogenovesi e questa loro partigianeria li portò alla rovina nel 1258, quando una coalizione di Pisani, Arborensi, Galluresi e Logudoresi attaccò S. Igia distruggendola e causando la fine del Giudicato di Calari; i pisani si installarono così nella Rocca di Castel di Calari che fu il primo possedimento oltremarino di Pisa.
Nel 1288, quando Nino Visconti fu allontanato da Pisa, lasciando il giudicato di Gallura vacante, i Pisani se ne impossessarono, ponendovi a capo un Vicario; Nino Visconti tentò di allearsi con potenze avverse a Pisa per rimpossessarsi del suo giudicato, senza però mai riuscirci.
Nel 1297 Pisa incorporò anche le curatorie calaritane che Arborea aveva annesso dopo il 1258, per cessione testamentaria di Mariano II che fu, alla fine del suo regno, partigiano assoluto del Comune toscano.
Nel 1302 Pisa si impossessò anche dei territori dell'Iglesiente, dopo aver sconfitto Guelfo della Gherardesca, che venivano considerati dei possedimenti, quindi senza nessuna autonomia o sovranità ed erano regolati da statuti chiamati Brevi.
Castel di Castro era governato da due Castellani di nomina annuale direttamente da Pisa, coadiuvati da un consiglio di anziani nominato dal popolo diviso in compagnie a seconda della attività artigianale o commerciale esercitata. I pisani potevano contare sul profitto delle miniere del Cixerri che con i pani d'argento prodotti dava una buona mano alle casse dello Stato e per difendere questi ambiti possedimenti e guardarsi soprattutto dagli arborensi, avevano rimesso in uso i vecchi castelli giudicali e costruito dei nuovi. Fu tutto inutile, perché già nel 1297, con l'istituzione del Regnum Sardiniae et Corsicae da parte del Papa dantesco Bonifacio VIII e la relativa infeudazione a Giacomo II di Aragona che riceveva la "Licentia invadendi", si era già delineato il futuro pisano nell'isola. I toscani, coscienti del prossimo arrivo aragonese si prepararono, fortifi-cando Castel di Calari e costruendo, nel 1305 e nel 1307, le tre famose torri di S. Pancrazio, dell'Aquila e dell'Elefante.
Grazie all'aiuto degli Arborensi, che pensavano di diventare unici feudatari sardi anche se vassalli di Aragona, nel 1323 una flotta Iberica sbarcava a Palma di Sulcis (S. Giovanni Suergiu) e in sette mesi occupava Villa di Chiesa dirigendosi verso Castel di Calari che si arrese il 19 Giugno 1324. In un primo tempo Pisa tenne Castel di Calari, costretta a cedere tutti gli altri territori agli aragonesi, ma nel 1326 più volte sconfitta nel mare sardo mentre tentava di riprendere le terre perse, fu costretta ad abbandonare per sempre l'isola. La permanenza dei pisani nell'isola, prima come mercanti invadenti e protettori, poi come dominatori colonialisti, aveva causato guerre fra giudicati, uccisioni di giudici, dipendenza economica assoluta, distruzioni di città e dei due giudicati di Calari e Gallura. E tutto ciò in soli 68 anni dal 1258 (pieno possesso di Castel di Cagliari) al 1326, anno della loro cacciata; non vogliamo immaginare cosa sarebbe successo se la loro dominazione fosse continuata nel tempo.
Testi tratti da Sardinian.net