La Sardegna medioevale
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I GIUDICATI

La Sardegna si divide in quattro regni
Come detto, fino all'anno mille, nessuna notizia scritta ci è pervenuta, solo dopo il mille abbiamo dei riscontri in documenti anche se poco numerosi. Ritroviamo così la Sardegna suddivisa in quattro Regni o Giudicati retti da un Re o Giudice:
Giudicato di Calari.
Giudicato di Arborea.
Giudicato di Torres.
Giudicato di Gallura.
Stati indipendenti sovrani e perfetti, in quanto non soggetti ad altra potenza e in grado di dichiarare guerra o stipulare alleanze. Ogni Giudicato era governato da un Giudice o Re eletto da una assemblea chiamata corona De Logu, formata da rappresentanti eletti nelle curatorie. Il giudice governava in nome del popolo, quindi il suo potere gli derivava dal popolo stesso, con un sistema misto elettivo ereditario. Il Giudice amministrava anche la giustizia ed era il capo militare dello stato, nominava i funzionari che dovevano porre in atto le sue disposizioni.
Lo stato o giudicato era diviso in curatorie che comprendevano vari paesi o ville; le curatorie più estese e quelle più piccole avevano un numero di abitanti equivalenti, ciò per una evidente parità politica. A capo della curatoria stava il curatore nominato dal Giudice a tempo determinato, con funzioni di giustizia e di polizia, al quale spettava l'organizzazione dell'esazione delle tasse nel territorio, a capo delle ville che formavano le curatorie stava il Majore De Villa, paragonabile all'odierno sindaco.
La società giudicale era formata dai liberi e dai servi, su 330.000 abitanti stimati in quel periodo, i liberi raggiungevano le 120.000 unità ed erano divisi tra grandi liberi proprietari terrieri con grandi latifondi, i liberi medi con piccole proprietà, i piccoli liberi coloro che pur essendo liberi non possedevano nulla. I servi erano la maggioranza, stimati in 220.000 persone, ma non avevano la condizione di schiavi, in quanto dovevano fornire obbligatoriamente il lavoro e non la persona che possedeva tutti i diritti civili. Tra i servi vi erano coloro che dovevano il lavoro per tutto il giorno ad un unico padrone, altri a più padroni per ore diverse.
I tributi erano dovuti in base ai patrimoni personali e versati normalmente in natura, non esistendo monete giudicali, i tributi potevano essere, in alcuni casi, pagati anche col lavoro nelle terre statali.
La chiesa nei giudicati era radicata e influente e ritornava sotto la sfera di Roma abbandonando il rito orientale; era divisa in archidiocesi e diocesi cui appartenevano le parrocchiali.
La giustizia giudicale era regolata da un insieme di leggi, civili e penali, tramandate oralmente chiamate più tardi "Carta De Logu". La corte giudicale, pur risiedendo nel capoluogo designato, era sostanzialmente itinerante e redigeva gli atti di governo nei luoghi ove si trovava nel momento trascrivendoli su pergamena .
Come ampiamente già trattato, i regni giudicali, furono funestati dalle scorrerie islamiche con la conseguenza dell'abbandono delle città e paesi costieri, che iniziarono una decadenza inarrestabile. Caralis fu abbandonata a favore di S. Igia, così come Nora, Tharros, Turris Libissonis e decine di altri paesi. Fu forse in questo periodo che i sardi diffidarono del mare non diventando così dei marinai: la vocazione contadina ebbe un impulso notevole anche per terre demaniali che venivano concesse, per un tempo limitato, ai cittadini che le sfruttavano a turno.
La Sardegna giudicale fu meta di ordini clericali come quello dei Benedettini Cassinesi e dei Vittorini, chiamati dai Giudici con l'intento di importare nuove conoscenze e bonificare territori insalubri e abbandonati. Con essi si ebbe un nuovo impulso agricolo con l'uso di nuovi strumenti più adatti alla semina e al raccolto e notevoli opere di bonifica dei territori malsani: lo scopo di questi ordini era una conversione col lavoro; riuscirono anche ad ottenere dai giudici chiese per poter fondare monasteri. Da segnalare l'opera dei vittorini che portò a termine la chiesa di S. Saturno a Calari.
I giudicati furono altresì meta di mercanti genovesi e pisani che, col tempo, diventarono i veri padroni dell'economia dei quattro regni. I pisani, nel 1216, ebbero in concessione dal giudice di Calari, la collina di Castello nella quale costruirono una rocca fortificata per meglio controllare i propri commerci. Quella concessione costò ai giudici che risiedevano a S. Igia, la distruzione del giudicato: diventati filo-genovesi furono attaccati e sconfitti da una coalizione formata dai pisani e dai giudicati di Arborea, Torres e Gallura; la stessa S. Igia fu distrutta ed il territorio diviso tra i vincitori. Finiva così dopo 3 secoli e mezzo il giudicato di Calari.
Nel 1288 i pisani, scacciato il giudice Nino Visconti, occuparono il Giudicato di Gallura, decretando anche la sua fine. Il Giudicato di Torres dopo la morte della Giudicessa Adelasia nel 1259 fu conteso fino al 1293 dai Bas Serra di Arborea e dai Doria. La disputa si risolse con la spartizione del territorio tra le due famiglie, mentre Sassari si proclamò comune, insieme con le curatorie di Fluminargia e Romangia. Vita più lunga ebbe il Giudicato di Arborea, che dopo aver conquistato quasi tutta la Sardegna, dovette arrendersi ai catalani-aragonesi nel 1420.
Testi tratti da Sardinian.net