I Vandali in Sardegna
456 d.C. - 534 d.C.

I VANDALI

La decadenza dell'Impero Romano. La Sardegna cade in mano ai Vandali.
Nel 429 i vandali guidati da Genserico dalla Spagna invasero l’Africa romana impadronendosi di Cartagine.
I vandali erano un popolo Ariano, cioè seguaci della eresia di Ario, che rifiutava la natura divina di Cristo. Questa eresia fu condannata già nel 325 a.C. nel concilio di Nicea, ma evidentemente non fu debellata. I vandali ariani, confiscarono tutti i beni della chiesa d’Africa ed esiliarono o imprigionarono tutto il clero e coloro che non abiuravano.
La Sardegna a quel punto rimase tagliata fuori, data l’impossibilità di collegamenti marittimi e conseguenti rinforzi militari.
I vandali, il cui nome è sinonimo di distruzione, con opportune alleanze con popolazioni non romanizzate d’Africa, iniziarono la loro strategia di saccheggio. Grazie a una buona flotta imperversarono nel Mediterraneo compiendo veri atti di piraterie nelle coste, distruggendo città, borghi e catturando migliaia di schiavi.
Nonostante l’assoluta mancanza di fonti scritte, si ha notizia di una prima conquista della Sardegna nel 456, anche se limitata alle città costiere. Dopo una momentanea riconquista bizantina nel 465 circa la Sardegna fu riconquistata dai vandali. Intanto nel 476 l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, fu deposto dal re barbaro Odoacre, decretando la caduta dell’impero d’Occidente.
Sant'Agostino (nella cripta della chiesa omonima a Cagliari) I vandali in Sardegna non ebbero dopo la conquista, vita facile, anzi furono costretti a rinforzare i presidi e creare colonie militari affidate alle popolazioni alleate importate, tra le quali quelle dei Mauri che presidiarono l’odierno Sulcis.
I cristiani sardi contrariamente a quanto successe in Africa, non furono costretti ad abbracciare l’Arianesimo, ma furono invitati a Cartagine per discutere sull’ortodossia; correva l’anno 484.
Con Trasamondo, i vandali intrapresero nuove persecuzioni ideologiche e Fulgenzio già vescovo cattolico di Ruspe (Africa Vandala) fu esiliato e costretto al confino a Karalis; in quella occasione portò con sé le reliquie di S. Agostino.
L’esilio di questi personaggi continuò a rinforzare in Sardegna il credo cristiano e le idee di ribellione contro i vandali ariani. A Caralis si formò in quel periodo un cenobio che si distinse per l’attività culturale e religiosa tanto da essere conosciuto in tutta la cristianità di allora. Trasamondo richiamò in patria Fulgenzio per discutere su problemi teologici, ma il futuro santo scrisse tre libri intitolandoli “Ad Trasamundum Regem” che irritarono il Re che inviò di nuovo Fulgenzio in esilio a Calari con l’obbligo di risiedere fuori le mura della città nella zona dove attualmente sorge la chiesa di S. Saturno.
Passando dalla penisola iberica i vandali si insediarono nelle terre ex romane del nord Africa conquistando poi anche la Sardegna Ilderico, successore del defunto Trasamondo, di cultura bizantina, avendo vissuto per anni a Costantinopoli sposando la principessa Ludovica, richiamò Fulgenzio.
Ilderico, dipinto come imbecille e insicuro, fu presto defenestrato e ucciso nel 530 da Gelimero che salì al trono.
Nel 533, forse approfittando di una notevole autonomia, Goda, governatore della Sardegna, si autoproclamò re dell’Isola. Giustiniano, Imperatore d’Oriente, forse chiamato da Goda, decise di intervenire ed inviò un esercito comandato dal Generale Belisario coadiuvato dal Duca Cirillo. Il corpo di spedizione bizantino era composto da 16.000 soldati e 600 navi e si diresse verso l’Africa mentre il Duca Cirillo con alcune navi con a bordo 400 uomini si diresse, in un primo tempo verso Caralis.
Intanto Gelimero, pur dovendo affrontare una rivolta in Tripolitania, mandò il fratello Tata con un contingente di 5.500 uomini in Sardegna per punire Goda e prese subito Caralis giustiziando il traditore Goda e ritornò a Cartagine, dove nel frattempo erano sbarcati i bizantini, lasciando nella città un piccolo contingente. Belisario sconfisse, il 30 agosto del 533 Gelimero ed occupò Cartagine, seguito dal Duca Cirillo che non aveva più raggiunto la Sardegna. Tata e Gelimero, riunitisi con quanto restava dell’esercito, marciarono contro i bizantini ma furono ancora sconfitti a Trigomari. Tata fu ucciso mentre Gelimero, sfuggito alla cattura, si arrese qualche mese dopo. Il Duca Cirillo sbarcato a Calaris prima di attaccare la città mostrò ai vandali del presidio la testa mozzata di Tata; questo gesto bastò a far desistere i difensori e farli arrendere.
Era il 534 e la Sardegna passava di mano ancora una volta diventando bizantina.
Testi tratti da Sardinian.net