I Romani in Sardegna
238 a.C. - 456 d.C.

I ROMANI

Ampsicora, Annone e Iosto.
Dominio romano in tutta la Sardegna ma non in Barbagia.

Quando i Romani nel 238 a.C. sbarcarono in Sardegna, la trovarono ormai Punicizzata ad eccezione della parte più interna. L’amministrazione della cosa pubblica era affidata ai Sufeti, i quali rispondevano del loro operato direttamente alla Madrepatria, Cartagine. La classe dirigente tutta rigorosamente punica lasciava poco spazio agli indigeni, che accettando la sottomissione trovavano spazio solo nell’esercito mercenario per guadagnarsi il classico “tozzo di pane”.
Le legioni romane, invece, formate da cittadini della repubblica prima e dell’impero poi, erano caratterizzate da una ferrea disciplina e da motivazioni nazionali che ne facevano un formidabile mezzo di offesa.
Non trovarono molta resistenza quando misero piede nell’isola, anzi i residui dell’esercito cartaginese si sfasciarono quasi subito e i mercenari isolani andarono a rifugiarsi nelle montagne, ingrossando le schiere di quelle genti che i romani chiamavano Barbari e la terra da loro abitata Barbaria: la futura Barbagia.
Nel 227 a.C. la Sardegna, unitamente alla Corsica, fu dichiarata provincia e governata dal primo pretore con poteri civili e militari.
Intanto nel 219 a.C. Annibale, al comando di un esercito stanziato in Spagna, attaccò la città di Sagunto (...), raggiunse l’Italia valicando le Alpi (...), superò gli Appennini e sconfisse ancora i romani presso il fiume Trasimeno nel 217 a.C. (...) ed avanzò devastando la Campania e la Puglia e battendo, nel 216 a.C., l’esercito romano comandato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio nella celebre battaglia di Canne. (...) Ma un esercito romano al comando di Publio Cornelio Scipione sbarcò, nel 204 a.C., presso Tunisi e, nonostante l’arrivo precipitoso di Annibale, sconfisse i Cartaginesi nella battaglia presso Zama (...).
I sardi, durante la guerra, all’indomani della sconfitta romana di Canne, colsero l’occasione e inviarono una ambasceria a Cartagine informandola di una prossima rivolta tendente a scacciare il presidio romano poco numeroso e mal organizzato.
A capo della rivolta stavano due ricchi forse proprietari terrieri, Ampsicora di Cornus e Annone di Tharros, mossi forse da interessi personali tesi ad evitare il pagamento di pesanti tributi ai romani. Un esercito punico inviato nell’isola, al comando di Asdrubale il Calvo, non riuscì a prendere terra perché colto da una burrasca, mentre i rinforzi romani, forti di 23.000 soldati di cui 1.500 cavalieri al comando di Tito Manlio Torquato, sbarcarono a Caralis e si diressero verso Tharros per domare la rivolta.
In assenza di Ampsicora, lontano per cercare aiuti in Barbagia, il figlio Iosto affrontò in campo aperto i romani, presso Milis e fu sconfitto perdendo 3.000 uomini tra morti e prigionieri.
Il suicidio di Ampsicora Intanto l’esercito cartaginese riuscì a sbarcare e unitosi alle forze di Ampsicora e Annone respinse i romani verso Sud. Inevitabilmente i due eserciti si scontrarono, forse vicino ad Assemini ed i sardo-punici furono ancora sconfitti; Annone e Asdrubale furono fatti prigionieri, Iosto e 12.000 sardi morirono, altri 4.000 furono catturati. La notte stessa, Ampsicora per il grande dolore causato dalla perdita del figlio e per l’amaro della sconfitta, si uccise.
Per parecchi anni le scorrerie dei “ Barbaricini” misero in difficoltà il presidio romano e molte legioni furono inviate per combattere i “Sardi Pelliti”, ossia vestiti con pelli, che a migliaia venivano catturati e venduti schiavi a Roma nelle aste pubbliche dove il loro prezzo, data l’abbondanza dell’offerta era irrisorio, da qui il detto “Sardi venales” che diventò proverbiale. Solo nel 111 a.C., 127 anni dopo il primo sbarco Romano, Marco Cecillo Metello soggiogò definitivamente gli isolani.
La cultura romana faticosamente ma progressivamente si impose in Sardegna; l’aspra e cruda lingua consonantica punica fu soppiantata dal poetico latino, la scrittura romana lentamente assimilata diventò veicolo di cultura pure in uno scenario di analfabetismo totale. La lingua sarda subì una decisiva influenza diventando ben presto una lingua neolatina evolvendosi fino al periodo giudicale, quando iniziò un differenziamento territoriale dovuto alla divisione dell’isola in quattro Regni; questa evoluzione fu interrotta con la dominazione Catalano-Spagnola che ne mutò l’essenza originale. In Barbaria invece si continuò, probabilmente, a parlare la lingua misteriosa dei nuragici, modificata da influenze cartaginesi.
Testi tratti da Sardinian.net