Alghero

Alghero vista dalla spiaggia
Alghero vista dalla spiaggia
“Prenna“ tra le sette città regie della Sardegna, caleidoscopio di profumi, di sole e di vento, Alghero riesce ad apparire affascinante e scintillante anche nei giorni di pioggia, quando il mare si trasforma in una striscia d’argento e non in una banale immensità grigia, e il maestrale si diverte a trascinare la sabbia del lido, bianca e impalpabile come borotalco in un vortice di spirali impazzite che quasi ti aspetti profumate.
Bastioni di Alghero
Bastioni di Alghero


Suggestioni di una capricciosa domenica di primavera con note di armonia di estate tra i bastioni, lunga balaustra sulla quale si infrange la risacca...

Dubito che il nostro conterraneo Vincenzo Sulis, che suo malgrado pernottò qui, ad Alghero, abbia mai avuto voglia di rincorrere voli pindarici più o meno romantici durante il suo pernottamento nella sua “pensione” vista mare durato 22 anni: non il Vincenzo che veniva accusato da Alberto Fortisdi essere “troppo stupido per vivere”, né il Vincent che per due soldi vendeva i suoi sogni, i suoi girasoli e i suoi iris, che ora costano solo a pensarli, ma un altro Vincenzo che in quanto a straordinarietà non era secondo a nessuno.
Torre Sulis Alghero
Torre Sulis


La sua prigione fronte mare è la torre cinquecentesca dello Sperone, già “dell’ esperò Reial”, ribattezzata in onore di Vincenzo “Torre Sulis”: mi si para nella piazza mondana che ora porta il suo nome, maestosa e imponente di fronte all’immenso blu nel quale si incunea in lontananza Capo Caccia… a ristoranti, a bar e gelaterie brulicanti di tavolini, a una miriade di motorini, brusii, colori e odori che ti ubriacano, laddove via XX settembre incrocia quelle magnifiche balaustre sul mare quali sono i bastioni di Colombo e il lungomare Dante.

Lungomare Dante
Lungomare Dante
Nato a Cagliari nella metà del ‘700 da una famiglia non certo aristocratica, Vincenzo Sulis fin da giovanissimo dimostrò una straordinaria personalità: un po’ spaccone, forse attaccabrighe, certamente contrabbandiere, trascinatore di folle e spirito inquieto. Una specie di guaglione? Parrebbe. Certo un leader, uno che bucherebbe lo schermo, come si dice oggi; un capopopolo, un tribuno, come si diceva allora, uno contro il potere ma non proprio indifferente agli agi e al fascino discreto della borghesia, visto che la sua turbolenta gioventù, divenuto notaio grazie a quegli incredibili incontri del destino (nella fattispecie un magistrato che lo indirizza e lo consiglia) che ti cambiamo completamente l’esistenza, si acquietò in un placido matrimonio con la figlia di un facoltoso proprietario di una peschiera di santa Gilla, il classico terno al lotto.
Ma come si fa ad immaginare un tipo simile in pantofole per tutta la vita, senza scossoni , senza rischi….. e infatti il richiamo della foresta si fece sentire quando, a 40 anni, l’attracco a Cagliari della flotta francese e i conseguenti bombardamenti contro la sua città lo fecero imbracciare il fucile e riabbracciare la vita avventurosa e inquieta. La sua stella brillò più splendente che mai quando, sconfitti i francesi, il popolo lo acclamò: Cagliari era tutta ai suoi piedi. Ma l’astro si rilevò meteora: personaggio di primo piano anche nelle insurrezioni antipiemontesi che ebbero come evento principale la cacciata del viceré da Cagliari in quel famoso 28 aprile del 1794 (l’attuale “die de sa sardigna”), accusato successivamente di complotto, fu condannato e rinchiuso nella Torre dello Sperone.
Era l’anno di grazia 1799.
Cattedrale Santa Maria
Cattedrale Santa Maria
Per ben 22 anni, come si diceva, usufruì di quell’alloggio, in condizioni disumane e in totale isolamento. Altri tempi per Alghero, ormai già catalana, che aveva nel suo palmarès storico almeno due importanti avvenimenti: la visita dell’imperatore Carlo V, che pare avesse ignorato totalmente gli spettacolari tramonti di amaranto sul mare dal momento che sosteneva che nel suo regno non “tramontava mai il sole”, e la consacrazione a sede vescovile. Tutta colpa di papa Giulio II che, anziché limitarsi a divertirsi con le bolle di sapone, ne predispose una vera con tanto di sigillo che determinava la soppressione delle diocesi di Castro, Bisarcio e Ottana per traslazione ad Alghero, con conseguente decadimento del prestigio delle splendidi cattedrali romaniche di s. Antioco di Bisarcio, in quel di Ozieri, e San Nicola di Mira a Ottana, e l’ascesa della cattedrale algherese di S. Maria. Sì, quella con il portone e campanile inconfondibili, di fronte alla quale ora quella specie di bruco denominato trenino catalano scorazza algidi turisti venuti che già dagli albori della primavera cercano di catturare almeno un acconto di d’estate.

Vista dalla Torre Sulis
Vista dalla Torre Sulis
Ma torniamo a Vincenzo: difficile indovinarne i pensieri negli interminabili anni, mesi, giorni, nelle notti di tempesta, quando il mare sembrava ringhiare o quando si acquietava in quelle serene. Altri sarebbero impazziti, perché non sembra sia possibile sopravvivere a una tale reclusione fosse solo per un solo mese, ma non Vincenzo.
Finalmente, nell’anno in cui morì Napoleone Bonaparte, in quel 1821 che tanto ci fa pensare al cinque maggio, a Manzoni e all’ardua sentenza dei posteri, Vincenzo Sulis potè vedere la città nella quale risultava residente, allorquando ottenne la grazia e riebbe la libertà. Ma è banale scrivere la parola fine a questo punto della storia: della vita di Vincenzo si può dire tutto, meno che sia stata prevedibile e scontata. E infatti l’avventura continua. Indomito, di nuovo sulla scena, fu accusato di aver partecipato a un’altra rivolta e rinchiuso ancora una volta in una torre, precisamente a La Maddalena nella fortezza di Guardia Vecchia (fosse campato 200 anni credo avrebbe fatto il tour delle torri di tutta la Sardegna!), dove soggiornò per altri nove mesi, e dalla quale uscì con l’imperativo di dover vivere in quell’isola per tutta la vita ( ma questa prescrizione non era poi tanto male!!!).
Della prigionia di Guardia Vecchia scrisse che era ”più barbara e più crudele di quella della Torre dello Sperone d'Alghero, poiché là ero con una trave di ferro con due anelli che tenevano strette e legate solo le gambe, ed in questa con una catena al collo ed ambe le mani che non si potevano neanche fare li usi necessari senza gran stento ..” Ebbene sì, tra le due rimpiangeva la Cayenna di Alghero!!!
Lungomare Alghero
Lungomare Alghero
Nonostante tutte le burrasche che dovette affrontare riuscì a morire in tarda età, ultrasettantenne (smentendo clamorosamente chi sostiene che lo stress fa male) ovviamente in esilio, probabilmente in una casa nei pressi della chiesa parrocchiale maddalenina: pochi anni prima aveva conosciuto e ammaliato il grande storico sassarese Pasquale Tola, che lo convinse a scrivere una autobiografia rimasta incredibilmente inedita e fatta conoscere al grande pubblico negli anni sessanta dal mai abbastanza ricordato Francesco Alziator.

Vincenzo Sulis, hai ammaliato anche me, che religiosamente sosto ad Alghero nella “tua” piazza, sotto la torre che da prigione è diventata il simbolo del tuo ricordo: non ho capito bene chi tu sia stato, se tu abbia davvero creduto e lottato per una Sardegna più libera e giusta o se lo facevi solo per un ancestrale e misterioso bisogno di combattere o di cercare guai. Sei stato comunque straordinario protagonista di una storia eccezionale: perché non ti sei mai piegato, non sei mai impazzito, non ti sei mai arreso, hai avuto una forza e un coraggio più potenti del tuo stesso destino e soprattutto hai sempre pagato, a caro prezzo, tutte le tue scelte.

Mi piacerebbe credere che tu sia stato l’ultimo vero nuragico.