oristano

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Piazza Eleonora d'Arborea
Oristano ti presenta il suo biglietto da visita nella cartellonistica d’ingresso, ricordandoti orgogliosa che è città della ceramica, dei "congiolargios”.
 
Che sia l’antica capitale del giudicato d’Arborea - e chi non conosce Eleonora?? - e una delle sette città regia della Sardegna pare superfluo richiamarlo, lo sanno tutti…

Oristano mi è dolce nelle sere di autunno e in inverno, quando il suo clima mite invoglia alle passeggiate inseguendo i lastricati del centro storico e riesco a coglierne le atmosfere che la luce del giorno disperde, costringendomi a moltiplicare e ad stemperare le mie attenzioni.
 
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Torre di Mariano II
E così, nell’aria profumata dalle caldarroste che vendono di fronte alla torre di Mariano II, omaggiata da qualche anno da un moderno zampillo che si colora di blu, assorbo suoni e immagini che non dimenticherò più: le note di una musica struggente che una eccentrica signora disperde da un violino sotto il bel palazzo d’Arcais, che puoi ammirare contestualmente alle bellissime mostre che spesso ospita, la leggendaria casa di Eleonora d’Arborea, il palazzo Corrias, lo splendido Municipio già palazzo degli Scolopi e ancora prima Sinagoga, l'Antiquarium Arborense.
E ci si trova a scoprire la bellezza dello storico palazzo Parpaglia, del prestigioso teatro Garau, e tutto questo mi invoglia alla curiosità, più forte dell’imbarazzo, di affacciarmi agli ingressi di antichi palazzi che non troverei segnalati da nessuna guida turistica, dove si scoprono inaspettate tracce di affreschi ormai dimenticati, stemmi e decorazioni anneriti dal tempo, tesori nascosti di una città che riesce a stregare e che avrebbe tanto da raccontare.

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Vestizione de
Su Componidori
E mi trovo inoltre a scoprire il barocco della chiesa del Carmine, la chiesa e il convento delle clarisse, ad ammirare con il naso all’insù il policromo cipollone della cattedrale e a cercare di immaginare l’antica città circondata dalle mura che quasi timidamente riappaiono verso porta Sant’Antonio, a Portixedda, nel cortile del Seminario ….
Pare che avesse 28 torri, Oristano, lo scrive Raimondo Zucca, mica uno studioso qualsiasi.

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La benedizione de
Su Componidori
Ma nessuno può entrare davvero nell’anima di Oristano se non conosce “sa Sartiglia”: non quella che si vede in tv, bella ma fredda esibizione di virtuosismi equestri, ma quella che puoi “toccare” e “respirare” solo a Oristano, con i suoi colori, il brusio, i suoni, lo scalpitio dei cavalli bardati ed eleganti (uno spettacolo nello spettacolo)il ritmo incalzante dei tamburi, le emozioni che indovini sotto le maschere dei cavalieri (il dolore del sartigliante quando non conquista la stella, la rabbia quando “su Componidori
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Stella centrata per
Su Componidori
non lo sceglie per la prova, l’incontenibile gioia quando nella spada che sollevata orgogliosamente appare lo scintillio del trofeo appena conquistato).

E come descrivere la magia de “sa pippia de maiu”?
Sì, proprio lo straordinario scettro del Componidori, quello con il quale benedice la folla ...esiste un’altra parte del mondo dove ricevi una benedizione con un mazzo di viole mammole racchiuse in un fascio di steli di pervinca ???

Ed esiste un’altra parte al mondo dove qualcuno possa compiere l’atto di benedire in quel modo?

Non credo...ma a Oristano sì, laddove il sacro si intreccia con il profano, perché “su Componidori” diventa il signore del mondo per un giorno, colui che non può contaminarsi toccando la terra, che scommette su se stesso con “sa remada”, misterioso sacerdote che racchiude speranze, riti propiziatori e leggende di un’intera città, che può permettersi di segnare il tempo salutando l’inverno e omaggiando la primavera con un solo gesto e con un beneagurante semplice e colorato mazzo di violette.
 
 
 
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