FRANCESCO ANTONIO MURETTI
Il famoso bandito “Macciaredda”, presunto uccisore del Muto. Nel libro del Costa, non compare mai il suo nome. Aveva sposato una cugina di Pietro Vasa, del quale era anche coetaneo, essendo nato il 5 febbraio 1816. I suoi genitori erano Salvatore Muretti “Macciaredda” e Margherita Addis “Melaju” e abitava in uno stazzo di Lu Muddetu, regione subcostiera ad ovest di La Paduledda.
Il Macciaredda, latitante da diversi anni, era un amico del Muto, forse l’unica persona in grado di avvicinarlo, superando la sua diffidenza. Assieme avevano vissuto la lunga faida condividendo i pericoli e le intemperie della vita alla macchia.
Lo Spano Ciacciaredda però sapeva come muovere le sue pedine. Avvicinato il Muretti gli prospettò la possibilità di ottenere il condono totale per i delitti dei quali era accusato, e ritornare a una vita normale, in cambio della pelle di Bastiano Tanxu. Il Muretti accettò e qualche tempo dopo in una collina nei pressi della chiesa di Santa Barbara, non lontano da Trinità d’Agultu, uccise il Muto a tradimento.
Anche il Muretti Macciaredda qualche anno dopo, esattamente il 19 maggio 1868, nei pressi della chiesa di San Pietro martire, fu colpito a morte, mentre in compagnia di un suo nipote si recava a Trinità d’Agultu, ... ma questa è un’altra storia...
La sua morte causò una nuova inimicizia che, dopo alcuni omicidi, fu conclusa con le paci celebrate a Trinità d’Agultu nel 1875. Per la buona riuscita delle paci, un ruolo decisivo fu quello svolto da Salvatore Muretti, soprannominato Carrozza, di professione carabiniere, figlio del defunto Francesco Antonio, e che tanto si impegnò in febbrili trattative prima di giungere ad una soluzione positiva.
GIOVANNI ANTONIO SPANO CIACCIAREDDA
Nel romanzo del Costa è Giuseppe, l’uomo che scrisse la parola fine a tutta la storia. Soprannominato Ghjuann’Antoni Mannu, era nato verso il 1830, da Luca Spano e da Vittoria Pes, quindi era nipote di Anton Stefano Pes. Di famiglia agiata e dal carattere turbolento, ne combinò un po di tutti i colori prima di approdare a L’Avru. Bravissimo tiratore con il fucile era ovviamente appassionato cacciatore. Le altre sue attività preferite erano domare buoi o cavalli selvaggi. Oltre queste attività, normali in quel periodo, ne praticava altre meno nobili. Non bisogna dimenticare che anche nel territorio di Bortigiadas in quegli anni si visse una lunga guerra tra famiglie. La faida iniziata intorno al 1830, vide contrapposte la famiglia degli Addis Zinilca da una parte e dall’altra quella degli Spano Scroccia, spalleggiati dagli Spano Ciacciaredda.
L’inimicizia terminò nel 1855, e fu anch’essa al centro di un romanzo intitolato “Notte Sarda” pubblicato, nel 1910, da Pietro Casu (1878-1954).
Come ogni faida degna di questo nome anche questa tra i Zinilca e gli Scroccia, contò decine di morti ammazzati, diversi giuramenti di pace eterna e anche una storia d’amore conclusasi in maniera tragica.
Sullo sfondo di questa faida, Giovanni Antonio Spano, all’età di 17 anni, per banali motivi, attentò alla vita di alcuni suoi concittadini: Giovanni Deiana, Giovanni Cossu Picciocu e Proto Oggiano, tenente dei barracelli.
Già all’età di vent’anni era una persona temuta e rispettata; qualche anno dopo, cancellati alcuni peccati di gioventù, eccolo agire in veste di Commissario di Campagna.
A L’Avru Ciacciaredda arrivò nei primi mesi del 1857, non certo a caccia di selvaggina, ma chiamato dalla zia acquisita, Domenica Oggiano, in quanto un tale sordomuto, cugino di Pietro Vasa, le insidiava la figlia, Francesca Pes.
In poco tempo sistema le cose: in primo luogo fa innamorare la giovane pastorella Francesca, e dopo pochi mesi la sposa in gran segreto a Bortigiadas, il 7 giugno 1857, con la complicità della suocera, di due testiA? ?i?moni compiacenti e, ovviamente, del sacerdote, nella persona di Giovanni Battista Peru, aggese.
A questo punto, dopo avergli soffiato la donna, poteva dedicarsi al Muto. Lo fece con grande solerzia: più volte tentò di stanarlo dai luoghi della sua latitanza. Sebastiano però riuscì ad eludere le imboscate; Ciacciaredda, gli tese anche un agguato, in località La Multa, gli sparò personalmente, e seppure da posizione propizia, incredibilmente non lo colpì.
Nel frattempo circa un mese dopo il matrimonio segreto di Bortigiadas, una mano oscura fece fuori Anton Stefano Pes, padre di Francesca.
Il Pes aveva scacciato dal suo stazzo sia il Muto che i suoi amici, per cui era logico che qualcuno complottasse per fargliela pagare.
In ogni caso il Tanxu era andato via da L’Avru ed era rientrato al suo luogo natìo, Li Colti.
È a questo punto che lo Spano incontra il Muretti Macciaredda e gli prospetta la possibilità di avere una lunga vita serena, senza più guai con la legge, in cambio della pelle del Muto.
Qualche mese dopo, come si è già detto, il Muto fu ucciso nei pressi del suo luogo natìo.
Archiviata anche la pratica relativa al Muto, per la sua completa tranquillità futura, rimaneva da sistemare solo Pietro Vasa.
Fu così che quel freddo mattino di fine febbraio del 1858, dopo averlo accuratamente preparato, mise in pratica il piano per la cattura del Vasa. Come già descritto, fu lo stesso Spano a ferire il Vasa e lo avrebbe certamente finito a sangue freddo, se, nel frattempo, non fossero sopraggiunti i carabinieri, che inseguivano il bandito.
FRANCESCA PES
Nel romanzo del Costa è Gavina, la giovane pastorella di L’Avru, che fece innamorare Bastiano Tanxu. Il Muto era arrivato a L’Avru, portato dal cugino Pietro Vasa. Qui si era stabilito e, in cambio di un letticello e di un tozzo di pane, si dedicava ai lavori dello stazzo, come portare qualche fascio di legna, zappare l’orticello o piccoli lavoretti artigianali nei quali era molto dotato.
Fu a questo punto che il Costa ricamò un’intensa storia d’amore. In realtà fra i due non ci fu assolutamente niente. A quei tempi, una ragazza non si dava in moglie a un minorato, come poteva essere un sordomuto. Quindi il suo era un amore senza speranza, quantunque le sorelle e la madre di Francesca non fecero niente per scoraggiare il focoso amante, anzi talvolta gli facevano balenare la possibilità di dargli in sposa l’oggetto del suo desiderio. Quando si resero conto di essere in un tunnel senza uscita, e conoscendo l’indole del Muto, sistemarono le cose chiamando in loro soccorso il cugino Ciacciaredda.
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