GROTTA DELLA VIPERACagliari - Via Sant' Avendrace
APERTURA: |
è visibile tutti i giorni ai seguenti orari: 9-13; 15-19 |
PREZZO: |
€1.00 |
INFORMAZIONI: |
070652130 |
DESCRIZIONE
Alle porte di Cagliari, in viale Sant'Avendrace 87, è presente l'oscuro ingresso della "Grotta della Vipera", famoso sepolcro gentilizio scavato nella pietra forte nei primi secoli dopo la nascita di Gesù, per ospitare la nobildonna romana Atilia Pomptilla. Tanto romantica quanto commuovente, la storia di Atilia e del suo coniuge Cassio Filippo, è per eccellenza una delle più avvincenti vicende d'amore della Cagliari antica e forse racchiude i presupposti per mettere in risalto l'affetto che gli uomini provavano per questa città, incantevole e serenamente vivibile ai tempi dell'antica Roma.
Si racconta che per ordine dell'Imperatore Nerone, nell'anno 65 d.C., Cassio Logino era stato condannato all'esilio da scontare in terra sarda e fu subito raggiunto dal figlio Lucio Cassio Filippo. Forse per il clima della città, insalubre nei pressi delle coste per la presenza di paludi e fetide lagune, il valoroso Filippo andò incontro a una tra le più vecchie e terribili malattie che segnarono profondamente il suo destino: la malaria. Attilia, afflitta dall'atroce dolore nel vedere Filippo moribondo, supplicò gli dei affinché prendessero la propria vita in cambio della guarigione dell'amato sposo con il quale aveva vissuto, nella buona e nella cattiva sorte, 42 lunghi anni. Caso volle che le preghiere furono ascoltate dalle potenti divinità: il marito, come per magia, riacquistò la salute mentre Atilia, serenamente, cessò di vivere. L'addolorato Filippo, non appena poté contare sulle prime forze, diede l'addio alla consorte facendo scavare, in ricordo del suo grande amore, un tempio sotterraneo nel cui frontone sovrastante l'ingresso, oltre alla dedica che onora la matrona (deceduta forse all'età di 60 anni), sono visibili i due serpenti scolpiti nella roccia (considerati dal popolo due vipere), posti uno davanti all'altro per simboleggiare l'immortalità dell'amore coniugale.
In origine l'aspetto del muto sepolcro era ben diverso da quello attuale, ad esempio presentava alcuni elementi decorativi che offrivano agli osservatori uno spettacolo di rara grazia. In particolare, oltre al frontone con il bassorilievo degli aspidi che hanno assegnato il nome alla cavità (nel Seicento nota come "Cripta dei serpenti"), erano quattro colonne sormontate da capitelli in stile ionico, affiancate all'ingresso centrale che riproponeva la forma e le dimensioni di una modesta porta, a sua volta raggiungibile da una graziosa scala intagliata nel banco roccioso. Oltre l'ingresso era situata l'umida camera sepolcrale: ampliata nel corso di due secoli per conservare nuove urne cinerarie e altre salme, è costituita da un ambiente rettangolare le cui pareti presentavano una serie di incisioni in lingua greco-latina che completavano i versi di dodici poesie sentimentali dedicate alla sposa cui Filippo era sopravvissuto, dalle quali è stata tratta, anche se in parte, la storia del monumento.
E' interessante sapere che nel 1859, un famoso canonico (illustre Giovanni Spano), cercò di comprare il sepolcro per valorizzarlo adeguatamente proteggendolo, così come scrisse, con "cancelli dorati", perché in quel periodo era utilizzato dal popolo come immondezzaio e in seguito come riparo notturno per le greggi di pecore che pascolavano nelle vicine colline.
La fantasia popolare parlò a lungo di tesori ed enormi ricchezze celate nel cunicolo che si apre in fondo alla grotta: nell'Archivio di Stato di Cagliari è conservato un manoscritto secentesco attestante le ricerche di un favoloso tesoro da parte di due coniugi che avendo chiesto il permesso di ricerca al Procuratore Reale, s'impegnavano a trasmettere ulteriori informazioni sull'esito dell'ardua impresa. Tuttavia è con il passare del tempo che le tanto attese informazioni non furono mai propagate ed il risultato della ricerca è ancor oggi celato da un impenetrabile mistero.
In realtà in fondo alla grotta sono presenti alcuni passaggi sotterranei occlusi ed inesplorati sulle cui origini si sono confrontate diverse correnti di pensiero. Il volgo sosteneva che uno dei cunicoli portava a morte certa
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