Nel pomeriggio assolato dei primi tre giorni di luglio, da dietro le finestre socchiuse, echeggiavano da un rione all’altro gli annunci di matrimoni, fidanzamenti o di amori ancora segreti; declamando questi versi:

Terra ruja e ancuja
e torrad'a ancujare.
Sun innamorende!
È chie?
Maria...
e cun chie?
Cun Giuanne...
e già si cherene
e già est fattu
in chiliru
e in sedattu
Maria pettenada
pettenadebolla!

L’ultimo verso “pettenadebolla”, invita la comunità a spettegolare sui soggetti interessati.

La vivacità di spirito e l’ironia del popolo, spesso indelicato; portò col tempo, da una tradizione basata sulla verità dei fatti a un modo talvolta fin troppo arguto e pungente di divertirsi a spese altrui.

E forse e anche per questo motivo che di tale tradizione, oggi, rimane soltanto il ricordo.

Grazie a: http://www.webalice.it/ilquintomoro