La pratica di recitare "Is brebus" è ancora considerata molto efficace contro "sa pigar‘e ogu", il malocchio.
Queste vere e proprie "formule magiche" hanno effetto anche recitate a distanza e in assenza della persona colpita.
In questo caso è necessario portare alla guaritrice qualcosa che appartenga al malato, ma sappiamo di casi in cui non è stato necessario nessun oggetto, forse perchè la guaritrice conosceva direttamente la persona coinvolta.
Si dice che per poter curare il malocchio a distanza, occorre che i brebus vengano recitati rivolgendosi nella direzione in cui vive la persona da curare.

Ci sono diversi modi per eliminare l'influenza nefasta ed il più diffuso consiste nel prendere un bicchiere d'acqua in cui si mette una manciata "de granus de trigu", di chicchi di grano.
Dopo aver chiesto il nome della persona la guaritrice recita il Credo. Se questa è stata effettivamente presa d'occhio, il chicco di grano "si ndi pèsara", si solleva verticalmente, si formano delle bollicine sulla sua superficie e si mette a girare.
Se il malocchio è molto forte le bollicine "zaccanta", scoppiano.

Terminate le pratiche, la guaritrice chiede "de da torrai sa sceda sia in beni sia in mabi" , ossia di essere informata sullo stato della persona malata sia che sia guarita sia che non lo sia.
In quest'ultimo caso, dovuto al fatto che il malocchio è troppo forte o di vecchia data, è necessario ripetere il rito.

Come riconoscere chi ha il potere di lanciare il malocchio?
Si dice che tali persone possano essere riconosciute perché hanno "sa pipìa ‘e s'ogu", la pupilla, più grande del normale, detta "s'ogu ‘e crabu" , l'occhio di caprone.
Generalmente si tratta di persone che nutrono forti sentimenti di invidia e gelosia nei confronti del bene e della buona sorte altrui ma spesso, secondo noi si tratta dei casi più frequenti, chi lancia il malocchio, lo fa inconsapevolmente, sempre però provando i sentimenti citati in precedenza.

Il malocchio può essere esercitato anche sugli animali, sulle piante, sulla frutta, sugli ortaggi, su tutto ciò che è vivo; in questi casi spesso ciò che è colpito "si scorara", ossia perde qualunque forza e muore. Alcuni ritengono addirittura che il malocchio possa colpire il cibo nel senso che la sua preparazione può andare a male: torte o pane che non lievitano, crema che impazzisce, conserve che ammuffiscono…