lazzaretto-santeliaUno degli spettri più famosi di Cagliari, insieme al Dais, è quello che infesta il Lazzaretto di Sant'Elia.

La struttura venne edificata nel 1600 all'esterno delle mura cittadine per fronteggiare l'epidemia di peste che colpì la città e migliaia di persone perirono al suo interno.

Anche nella malattia però i ricchi vollero differenziarsi dalla plebe comune ed il lazzaretto venne ampliato edificando un piano rialzato per ospitare i facoltosi della città ed anche i cadaveri ricevevano un trattamento differente.

I poveri resti dei cittadini normali venivano gettati in mare o portati tramite zattere nella grotta dei Colombi nel promontorio di Capo Sant'Elia, mentre sepolture di personaggi illustri sono state rinvenute durante alcuni lavori di restauro, unitamente ad una grande fossa comune, appena dietro la struttura.

Nel corso dei secoli il Lazzaretto mantenne la sua funzione ospitando i malati di Tifo alla fine dell'ottocento e tra il 1928 e 1930 i bambini malati di scrofolosi (una infezione tubercolare). Proprio l'entità di un bambino è stata vista più volte aggirarsi tra corridoi e sale del vecchio ospedale.
Sembra avere una particolare predilezione per i manichini usati talvolta per allestire le mostre che ogni tanto danno un tocco di vita all'antica struttura in cui il dolore è ancora percepibile. Lo spettro ne smonta le teste che i custodi sistematicamente risistemano, salvo poi ritrovarle di nuovo per terra.
Luci che si accendono da sole e attrezzi di lavoro che spariscono nel nulla sono fatti che ormai i guardiani che vigilano sulla struttura dopo il calar del sole si aspettano.

Durante una mostra sui fumetti, un giornalino di Paperino veniva trovato sempre fuori posto. Il guardiano non faceva in tempo a risistemarlo nello scaffale, perfettamente allineato con gli altri numeri, che appena voltate le spalle, lo ritrovava nuovamente sul tavolo. Nella sala musicale, in cui era presente una mostra sulle Launeddas, lo spettro dava fiato agli antichi strumenti producendo un lungo sibilo che riecheggiava nelle sale deserte.

Lo si poteva vedere andare avanti e indietro, una sagoma scura dietro i vetri delle finestre dove una passerella serviva per un corso di portamento per modelle.

Talvolta veniva visto nelle scalinate che immettono dai piani alti sul cortile centrale mentre giocava a palla con un teschio.
Che questa inquietante presenza sia reale o meno rimane un mistero, l’unica cosa certa è che una equipe di studiosi guidata da Antonio Dettori ha passato una notte al Lazzaretto per indagare a fondo sugli strani fenomeni.

Alessio Scalas - Contusu.it