La lavorazione dei metalli non preziosi, presente in Sardegna sin dai tempi della civiltà nuragica, si spiega grazie alle straordinarie ricchezze metallifere presenti nel sottosuolo.

Tradizionalmente il ferraio, oltre ad effettuare la ferratura degli animali da tiro, fabbricava anche altri oggetti quali catenacci, fantasiose copriserrature, maniglie a placca traforata, battenti di porta, schidioni ed altri oggetti per il caminetto.
Oggetti di particolare fama e tipicità sono i campanacci per le bestie, fatti di lamiera di ferro ottonato a caldo.
Il fabbro era spesso anche armaiolo, fabbricava particolari coltelli a serramanico ed armi da caccia decorate con finissimo gusto lavorativo. Eredi di questa antica tradizione, oggi gli artigiani ferrai producono oggetti di buon livello artistico come attrezzature tradizionali, bronzetti, carpenteria metallica artistica, oggetti d'arredamento e di rame, oltre ai ricercatissimi coltelli.


COLTELLERIA
E' una produzione raffinata che va dalle leppas e resolzas tradizionali (classici coltelli a serramanico di pastori e contadini), ai coltelli da collezione che, prescindendo dal valore materiale, sono simbolo di balentia (qualità positive e affermazione morale). I coltelli, frutto di un'antica perizia, sono manufatti che richiedono una particolare attenzione sia per la tempera delle lame che per la preparazione dei manici , fatti di corno (di muflone, bufalo o capro). Il corno più ricercato è quello completamento nero, senza venature. Il manico può essere liscio o lavorato accuratamente con riporti in ottone (o rame) decorato e festonato.
Alcuni centri sono rimasti famosi per i loro coltelli che hanno assunto denominazioni e caratteristiche distintive. Si tratta di Guspini (coltello a lama panciuta detto sa guspinesa), Arbus (coltello a serramanico detto s'arburesa), Gonnosfanadiga (coltello a lama panciuta, alla turca con corno scuro a doppio anello bulinato), Santulussurgiu (coltello lussurgese detto sa lussulzesa) , Dorgali, Desulo, Gavoi e naturalmente Pattada (coltello con lama a foglia detto sa pattadese) nota come patria dei coltelli a serramanico e sede di un centro pilota I.S.O.L.A..


FERRO BATTUTO
L'artigianato sardo del ferro battuto ha una lunga e nobile storia visto che questa attività ha raggiunto splendide espressioni artistiche ed ha avuto modo di manifestare un certo gusto estetico.
Visitando certe chiesette campestri o antiche case nobiliari, nei giardini e negli interni possiamo ammirare cancellate, ringhiere e grate, balaustre ed inferriate con complicati e baroccheggianti ghirigori. L'antica tradizione del ferro battuto è rimasta fiorente soprattutto a Cagliari e Sassari, ma anche in qualche altro piccolo centro del l'isola.


OGGETTI IN RAME
Si tratta di una produzione tradizionale tipica di Isili, piccolo centro del Sarcidano. La produzione calderaia si spiega grazie alla lontananza del paese dalle principali vie di comunicazione ed alla vicinanza alla miniera di rame di Funtana Raminosa, conosciuta sin dall'antichità. I calderai di Isili sono incontestati maestri specialisti nella lavorazione del rame e la loro storia è pervasa da un certo mistero. Si dice che siano discendenti di popoli zingareschi o ebrei, anticamente installatisi nella zona. Tali dicerie sarebbero confermate dall'utilizzo del curioso gergo detto su romaniscu e dai loro tratti somatici che li fanno sembrare più nordici che sardi.
La tipologia delle produzioni comprende grandi caldaie per la lavorazione dei latticini, caldaie più piccole, padelle con un solo lungo manico o due manici ad anello, mestoli, etc.. Il colore del rame battuto, unito alle forme semplici ma originali, conferisce pregio a questi manufatti, ancora molto richiesti soprattutto a scopo ornamentale.
Le poche botteghe rimaste sono tutte a tradizione familiare e vi operano artigiani generalmente imparentati tra loro. In questi ultimi anni anche 1'artigianato del rame ha attraversato momenti di crisi, ma i calderai hanno saputo reagire con efficienti iniziative, proponendo la loro produzione tradizionale come motivo di riscoperta culturale e come elemento di arredo originale, ampliando la varietà dei pezzi e sviluppando gli oggetti artistici.
La lavorazione segue delle fasi rigidamente prefissate: la fase del fuoco, quella della misurazione e quella della prima piegatura a caldo. Si procede poi alla tracciatura dello spigolo del fondo del recipiente, al taglio dell'orlo con le cesoie e alla battitura col martello cilindrico per la prima sagomatura.
Proseguendo, si abbassa il bordo con le tenaglie e lo si predispone alla cerchiatura con un anello di ferro. Il manufatto viene poi posto nell'acido, lavato e levigato per conferirgli il colore e la lucidità caratteristici. Alla fine si giunge alla decorazione col martelletto a penna, all'inserimento di borchie e alla raschiatura.


OGGETTI IN BRONZO
La lavorazione del bronzo, diffusa sin dai tempi della civiltà nuragica, tendeva nel passato a realizzare manufatti di uso quotidiano, utensili da lavoro, armi e soprattutto sculture artistiche. In tempi recenti, dopo un periodo di crisi, il bronzo è stato ripreso per la realizzazione di statuine di soggetto nuragico (i cosiddetti bronzetti): capi tribù, matriarche, popolani, navicelle votive, animali, etc..
Il recupero di questi modelli, che ha riscosso grande successo tra i turisti, è merito dello scultore Franco D'Aspro che ha saputo cogliere i valori degli antichi bronzetti nuragici riproducendoli fedelmente con perfetta aderenza ai significati originari. Per renderli più suggestivi si è ricorso ad una particolare tecnica di invecchiamento del bronzo.
Attualmente sono in funzione numerose fonderie artigiane che lavorano usando come matrici la cera ed il legno ed utilizzando metodi e tecniche antichi e nuovi.