perdaxius

Prefisso: 0781
Cap: 09010
Abitanti: 1.476
Altitudine: 98 m slm

» Comune
» Scuole
» Parrocchie
» Farmacie
» Meteo Perdaxius

Si tratta di un nome dalla presumibile origine da “pietroso” (perdaxiu) una zona cioè ciottolosa, forse ciò è dovuto al vicino scorrere del corso d’acqua rio Perdaxius e quindi alla particolare conformazione del terreno. Anche qui non mancano i nuraghi, vedi quelli Monte S’Orcu e Camboni. Di età nuragica ci rimangono tracce di sepolture in caverne naturali, aperte in formazioni rocciose calcaree, nella località di Su Moinu de Perdaxius. Tuttavia Petrargius, Petargius, Perdagius, Perdaxius ancora dopo il 1000 non rappresentava che una insignificante concentrazione di modestissime case, sorte prossime alle chiese dei monaci. Fu pisana e aragonese e fece parte della Curatoria del Sulcis nel Giudicato di Cagliari. Nei primi decenni del 1300 Perdaxius, contava poco meno di una sessantina di abitanti.

Secondo il Fara Perdaxius si trovò spopolata intorno al 1487. Questo territorio in epoche successive passò alla famiglia dei Gessa e quindi, con atto del 27 aprile 1519, il re Carlo e la regina Giovanna, lo riconobbero a Ludovico Bellit. Nel 1821 venne riscattato dal marchese di Palmas don Gioachino Brando Crespi di Valdaura. Intorno al 1760-80 anche nella campagna si era andato formando il fenomeno dei “boddeus”, la realizzazione cioè di case campestri che poi si trasformarono in abitazioni e che con l’andar del tempo dettero origine ai nuovi centri abitati. Col primo riordino amministrativo del 1853 Perdaxius divenne frazione del comune di Narcao. Solo in quest’ultimo mezzo secolo, con lo sviluppo dell’agricoltura, il paese ha potuto contare su un considerevole aumento della popolazione e soprattutto diventare comune autonomo nel 1958.

Perdaxius si trova al centro del bacino minerario del Sulcis, in un’area ricca di piombo argentifero. Oggi il paese è in forte ripresa in una struttura abitativa in parte rinnovata con servizi pubblici efficienti e con la prospettiva di sfruttare tutte le risorse naturali, culturali ed economiche. Si comincia a parlare di turismo, di folklore e di etnografia, di costituzione di gruppi di giovani attivi impegnati nell’opera di salvaguardia dei beni ambientali e di rilancio delle possibilità future.

La chiesa di S. Giacomo è di età romanica: la facciata, semplice, in pietra squadrata, è terminata da un campanile a vela, mentre l’aula è coperta da un tetto con le falde spioventi. Anche la facciata della chiesa campestre di S. Leonardo, del 1600, è sormontata da un campanile a vela; l’aula e ricoperta da una volta a botte, mentre sul fondo compare l’abside semicircolare. Notevoli le pitture di età spagnola, osservabili sulla facciata interna delle ante dell’armadio che racchiude un simulacro ligneo di S. Leonardo. Il monumento sorge tra gli ulivi secolari.

La gastronomia è quella agro-pastorale con i buoni piatti della cucina locale e con gli altri cibi caratteristici che sa offrire la terra sulcitana.

Da vedere:
chiesa di San Giacomo, chiesa campestre di S. Leonardo