musei

Prefisso: 0781
Cap: 09010
Abitanti: 1.522
Altitudine: 117 m slm

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Le sue origini risalgono, molto probabilmente, al periodo nuragico per la presenza di qualche nuraghe. Nel territorio confinante con quello di Villamassargia vi sono parecchi resti di insediamento punico, abitazioni di coloni addetti alla coltivazione di quelle fertili pianure. Il centro abitato di Musei, anteriormente all’attuale, era proprio in quei pressi. Ciò sembra comprovato dal ritrovamento di oggetti persino anteriori all’era punica. Sicure sono le vestigia romane. Da allora, la storia di Musei, come quella di tutta la Sardegna, entra nel mondo del silenzio fino all’epoca giudicale, di cui fece parte nella Curatoria del Sigerro. Dopo la vittoria dei Pisani sui Genovesi a Santa Igia nel 1257 e il conseguente smembramento del Giudicato, divenne possesso feudale del Conte Ugolino della Gherardesca. Con l’invasione degli Aragonesi, Musei fu dato in feudo ai Donoratico, ma di fatto fu governato dal sardo Arsocco de Sena, divenuto uomo di fiducia del re d’Aragona.

Dopo varie intricate vicende politiche ed economiche, Musei scompare di nuovo di scena e riappare verso il 1550. Passò in possesso di vari feudatari: da Arnaldo di Massa, ai Cardona, ai Carbonell e infine ai Rossellon; questi ne fecero donazione ai Padri Gesuiti. Con l’arrivo di questi religiosi, Musei acquista finalmente storia e splendore. Musei, spopolato per alcuni secoli in seguito a pestilenze ed emigrazione verso il centro minerario, in cerca di lavoro, si ripopola. I pochi abitanti del vecchio centro si trasferiscono nel sito attuale dove i Gesuiti costruiscono la chiesa e il convento. La chiesa, che presenta forme di stile tardo-barocco, fu dedicata a S. Ignazio di Loyola, Santo fondatore della Compagnia di Gesù. Fu dotata di alcuni pregevoli arredi sacri, tra i quali una croce astile, laminata in argento e risalente a quell’epoca in cui vi erano anche alcuni forni di lavorazione dell’argento. È stata restaurata di recente dall’attuale Amministrazione comunale e ha un nuovo altare in granito, dono del concittadino Padre Gabriele Atzei, alcuni affreschi raffiguranti i Misteri Gaudiosi, curati dal Parroco Don Luigi Parodi (1974).

Qualche storico attribuisce ai Gesuiti il cambio del nome del paese, da “Villa di Prato” come si chiamava anticamente, in “Musei”, lettura al rovescio della parola “Iesum”. Qualche altro l’attribuisce alla parola “Moisé” data da una colonia di ebrei esiliati in questo paese oppure alla parola sumerica o fenicia “Mosià” (che significa mansione), corretta in Musei. Forse però siamo solo nel mondo della fantasia. In periodo sabaudo, in seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773) il feudo fu incamerato dal fisco che lo cedette al Marchese di Villacidro e Palmas in possesso del quale rimase fino all’abolizione del feudalesimo (1839).

Particolare interesse riveste la sagra popolare di S. Ignazio di Loyola, patrono della Parrocchia, ogni anno ricca di manifestazioni religiose, sportive, musicali e grande concorso di folle dei paesi circonvicini. Si celebra il 31 luglio o la domenica più vicina.

Il Costume tradizionale: Costume uomo: camicia in panno bianco senza colletto; corpetto col davanti in broccato; “Sa Roda” e “Is Cratzas” in orbace; mutandoni, lunghi fino al ginocchio in panno bianco. Costume donna: camicia in tela con ricche e rigide “pollanias” sulle maniche; “Su Gipponi” di broccato ricoperto parzialmente sulle spalle da “Sa perra de seda” ricamata a mano; gonna lunga e plissettata, sottogonna in pelle-uovo. I capelli vengono raccolti dalla “Scuffia” di raso rosso. Sulla “Scuffia”: su muncadu biancu, di tulle ricamato a mano. Le donne sposate si differenziano dalle nubili da “Sa Mantiglia”, velo di seta bianco e azzurro.

Da vedere:
chiesa di S. Ignazio di Loyola