giba

Prefisso: 0781
Cap: 09010
Abitanti: 2.151
Altitudine: 59 m slm

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Il comune comprende due centri abitati: Giba che si snoda principalmente attorno a due importanti statali; la 293 che inizia dal bivio Villasanta della SS 131 e si conclude al centro del paese; e la SS 195 meglio conosciuta come la Sulcitana, l’antica via di congiunzione tra Karalis e Solcis.

Il settore più antico del paese è situato in direzione del bacino artificiale di Monte Pranu, a nord rispetto al centro abitato, mentre l’espansione urbanistica più recente va proiettandosi verso sud-est sulle colline ammantate di macchia mediterranea e ulivi secolari, proprio in questa zona, vicino al confine con Masainas, in località Is Muras che l’amministrazione comunale ha deciso di costituire un parco con parziale recupero dei ruderi di un antico monastero con annesso villaggio.

La frazione di Villarios si trova sopra una collina in posizione panoramica. Ai piedi dell’altura dove è stato ricostruito Villarios, in direzione ovest, si trovano gli stagni e poco più in là la spiaggia di Porto botte; il complesso palustre, il terzo in Sardegna per vastità, offre un buon habitat per i fenicotteri rosa, avocette, aironi, cavalieri d’Italia, garzette, i rari falchi di palude, i timidissimi polli Sultani e altri interessanti volatili delle zone umide.

Porto Botte ha conosciuto il boom negli anni ’50 allorquando i cittadini di Carbonia, frequentatori abituali della località, dotarono l’arenile di stabilimenti balneari; attualmente dell’antico Lido restano solo i ruderi ma nonostante tutto la spiaggia di Porto Botte viene praticata, soprattutto dagli amanti della tranquillità.

La testimonianza più antica si trova a ovest del paese, e si tratta di una domus de janas del 3.500 a.C. appartenente alla cultura di S. Michele. Del periodo nuragico (1.500 a.C.) non mancano certo le testimonianze, la zona è costellata di nuraghi, molti sono diroccati, ma alcuni varrebbe la pena di dedicargli una campagna di scavi, parliamo del nuraghe Meurra, nel confine con Tratalias, un complesso molto interessante con vasto villaggio e varie tombe dei giganti, in parte distrutte dai vari lavori eseguiti in quella zona, prima con la ferrovia ora dismessa e poi con la distribuzione dell’acqua dall’invaso ai campi da coltivare. Del periodo romanico ci restano tracce di una strada ed i ruderi di una villa, conosciuta come “Sa Crediedda” vicina al rio Piscinas.

Dopo la dominazione romana, iniziarono le invasioni dei vandali di Genserico; alcuni attribuirebbero proprio al re dei Vandali la fondazione di Giba, insieme ai nuovi conquistatori vennero deportati numerosi nordafricani della Mauritania, col tempo questi individui si mescolarono in modo naturale e pacifico con gli abitanti del Sulcis Iglesiente conferendo caratteri somatici tuttora evidenti sugli abitanti anche di Giba e Villarios, tanto che gli altri sardi ci chiamano Is Maurreddus. Alla fine del primo millennio arrivarono i monaci (vittorini e cassinesi) che con la loro costante presenza, diedero regole alla vita sociale diventando guide non solo spirituali degli abitanti di Giba e Villarios; vennero costruiti numerosi monasteri, uno ancora integro accorpato da una costruzione privata, nella periferia nord di Giba, e furono costruite le chiese di S. Marta XI secolo, ancora visibile nelle campagne di Villarios vicino alla SS 195, e la chiesa di S. Giorgio di Tului completamente distrutta. In questo periodo il vescovo di Solci (S. Antioco) scappato dalla sua sede vescovile, in seguito alle ripetute invasioni saracene che portarono all’insediamento di Mugiahid principe mussulmano di Spagno a S. Antioco; si rifugiava probabilmente nella diocesi di Palmas, molto vicina a Villarios, favorendo ulteriormente lo sviluppo di questa zona; in seguito venne costruita la chiesa di Tratalias che diventò la sede vescovile per molti anni.

Il 14 Giugno 1323 nel Golfo di Palmas di fronte alla spiaggia di Porto Botte sbarcò parte dell’esercito aragonese che si accingeva ad espugnare il castello di Iglesias. Dopo il successo degli aragonesi l’attuale comune di Giba passò dalle dipendenze dei Donoratico della Gherardesca sotto il dominio degli aragonesi, da un rapporto di questi ultimi dichiarava che Giba contava oltre 300 abitanti, e in località Tului esisteva un castello censito e requisito dagli invasori, al giorno d’oggi completamente distrutto. Giba risulta presente con i suoi rappresentanti all’assemblea parlamentare convocata dagli Aragonesi a Cagliari nel 1355. Nel 1503 il Vescovo trasferì la sua sede ad Iglesias e gradualmente, anche a causa delle frequenti scorrerie piratesche provenienti dal mare, la zona si spopolò, i conventi vennero abbandonati, le chiese chiuse ed iniziò un periodo di decadenza. Nel XVI secolo a Villarios venne costruita una torre d’avvistamento, per controllare eventuali scorrerie del Golfo di Palmas, si può ancora osservare, semidiroccata, nel vecchio paese ora raso al suolo. Giba e villarios, in seguito, vennero più volte infeudati ai vari Baroni e Marchesi dell’epoca. Il primo comune fu istituito a Villarios nel 1853 e le frazioni erano: Giba, Masainas, Piscinas e S. Anna Arresi; nel 1875 sede municipale diventò Masainas ed infine nel 1928 il comune si trasferì a Giba. Nel 1891 il territorio di Giba venne attraversato da una ferrovia, che trasportava carbone e distillati del legno che venivano prodotti nella Foresta Pantaleo (Santadi) dalla società francese “Forges”, nel molo di Porto Botte venivano caricati i velieri che facevano la spola con Marsiglia e Tolone.

Il sostentamento economico dei due paesi è basato soprattutto sull’agricoltura e la pastorizia. L’artigianato è maggiormente rappresentato dalla cooperativa tessile S. Pietro che confeziona bellissimi tappeti e arazzi, con i tradizionali telai, vantando richieste da varie parti del mondo. Esiste anche un artigianato poco conosciuto, a livello famigliare, ma non certo meno valido che fornisce ai sempre più numerosi turisti estivi, coltelli di pregevole fattura, cestini e altri oggetti.

Da vedere:
il complesso palustre di Porto Botte,