Prefisso: 0782
Cap: 08030
Abitanti: 2.430
Altitudine: 550 m slm
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Il Comune di Orroli è situato, a 550 m s.l.m., alle pendici dell’altopiano basaltico di “Pranemuru” formatori con le ultime eruzioni vulcaniche Plio-Pleistoceniche che hanno interessato questo estremo lembo del Sarcidano, in un parte di questa regione storica della Sardegna in cui si sono fortemente marcati i segni lasciati dalla presenza dell’uomo fin dalla preistoria remota.
Tutto il territorio, infatti, ha subìto più che in altre parti, marcate trasformazioni ad opera della continua attività umana, fino ai nostri giorni. Le profonde e spettacolari gole in cui scorreva il fiume Flumendosa sono oggi in gran parte sommerse dall’omonimo lago artificiale, mentre dal lato opposto del territorio grandi porzioni di superfici pianeggianti sono ricoperte dall’invaso artificiale del Mulargia.
Questi due laghi, realizzati alla fine degli anni ’50, che hanno così profondamente mutato l’ambiente, sono oggi divenuti un’importante risorse turistica e sono frequentati da appassionati di sport acquatici. Ma la fondamentale risorsa di questo comune della Sardegna centro-meridionale è data dalla straordinaria concentrazione di vestigia del passato. Siti abitativi e necropoli ipogeiche del Neolitico finale e della prima Età dei metalli, monumenti dell’Età del Bronzo del Ferro, unitamente a testimonianze di Età Romana e Altomedievale, sono variamente distribuiti nel territorio.
L’intero altopiano è inoltre letteralmente costellato da decine di monumenti della Civiltà Nuragica che danno un’impronta caratteristica all’intero paesaggio. Fra tutti, per la maestosità e la vastità delle strutture e per la sua notevole rilevanza scientifica, il più importante è certamente il Nuraghe Arrubiu, il più importante e complesso monumento megalitico fra tutti quelli presenti nell’Isola e fra i più importanti di tutto l’occidente europeo. Intorno ad una torre centrale, che si eleva ancora per circa 15 metri, conservando soltanto la metà della sua altezza originaria, si erge un poderoso bastione pentalobato – fatto, questo assai raro, se non unico, nell’edilizia nuragica – a sua volta circondato da un possente antemurale, con sette torri collegate tra loro ampie cortine. Il lato sud-orientale è ulteriormente rafforzato da almeno altre cinque torri unite fra loro da lunghi tratti murari.
Nella struttura, che occupa una superficie di circa 5000 metri quadrati, sono presenti ampi cortili interni,scale, accessi, corridoi, vani cupolati, ecc..., mentre nell’area circostante sono visibili i resti di numerose capanne, alcune delle quali di notevoli dimensioni. Dal 1981 al 1996 sono state condotte undici campagne di scavo, che malgrado l’intervento sia ben lungi dall’essere concluso, hanno consentito di liberare gran parte del monumento dalle masse dei crolli che in passato ne impedivano anche la più elementare lettura delle strutture.
Lo scavo, oltre alla messa in luce delle strutture, realizzate con enormi blocchi di basalto locale, ha permesso di acquisire una grande massa di dati relativi alla cultura materiale, che tra l’altro consentono di inquadrare cronologicamente l’arco di tempo in cui l’edificio è stato operante. Il ritrovamento nel livello di fondazione della torre, e del cortile centrali di un “alabastron” angolare miceneo, consente di datare l’edificazione del monumento intorno alla metà del XIV secolo a.C.. Verso il IX secolo a.C. un crollo improvviso dovuto a cause ancora ignote fece sì che l’edificio fosse abbandonato. Soltanto molti secoli dopo, in età imperiale romana, alcuni parti del complesso, al di sopra delle masse di crollo, furono riutilizzate dalle popolazioni locali e trasformate in una sorta di villa rustica per la lavorazione dei prodotti dell’agricoltura.
Oggi il Nuraghe Arrubiu, malgrado la ricerca archeologica sia ancora in corso, è divenuto un importante polo di attrazione turistica, dotato delle più moderne infrastrutture ricettive e didattiche gestite a tempo pieno tutto l’anno da una società giovanile e costituisce un raro esempio di corretta fruizione di un bene culturale e del territorio circostante. Un altro importante esempio della frequentazione umana nel passato nel territorio orrolese è data dalla Chiesa di S. Nicola.
Situata alla periferia del rione più antico del paese, al centro di una vasta area ricchissima di emergenze archeologiche, delle quali allo stato attuale è visibile solo il nuraghe omonimo, parzialmente interrato e inglobato nell’antico tessuto urbano, nel corso di lavori di restauro ha restituito una grande quantità di informazioni che consentono di ricostituire la storia del paese. La rimozione del pavimento, infatti, ha consentito di conoscere tutte le varie fasi di occupazioni del sito, dall’Età nuragica ininterrottamente fino ai giorni nostri. Ai resti di capanne di un villaggio nuragico dell’età del bronzo recente e finale si sovrappongono strutture di Età romana, pertinenti forse ad un edificio d’incerta funzione. Nell’area presbiteriale sono venuti alla luce le fondazioni di un edificio di culto di piccole dimensioni, costruito su precedenti resti preistorici, forse ad opera di anacoreti verso la fine del V secolo d.C. nelle prime fasi di evangelizzazione di questa parte dell’Isola. La struttura fu ampliata nel secolo successivo e trasformata in una minuscola chiesa cimiteriale a croce greca, con un piccolo nartece e un protiro davanti all’ingresso. In seguito, in età romanica la navata centrale fu notevolmente allungata; processo che fu ripetuto anche in periodo aragonese, mentre soltanto nel secolo scorso furono aggiunte le due navate laterali che conferiscono all’edificio il suo attuale assetto architettonico. È un fatto importante per la storia di un popolo, o anche di un solo villaggio come in questo caso, accertare di possedere sane e robuste radici e l’archeologia supplice dove la memoria umana non può arrivare.
Da vedere:
Nuraghe Arrubiu