Prefisso: 070
Cap: 09010
Abitanti: 4.278
Altitudine: 17 m slm
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Decimoputzu e il suo agro godono di una felice posizione sulla piana del campidano. La fertilità del suolo è dovuta anche ai numerosi corsi d’acqua che attraversano le campagne: rio Mannu, rio Zirva Terramaini, rio Sparagalli, l’importante Flumini Mannu, rio Matta e l’affluente rio Santu Ghinzu. Ad Ovest la piana è circondata dai rilievi collinari di Monte Idda, Fanaris e Gutturungionis.
Il territorio, che documenta il numero ragguardevole di 16 insediamenti del periodo romano, anche se non tutti di dimensioni rilevanti, conservò intatta la sua struttura economica nella fase di occupazione vandalica (453-534). L’epoca bizantina e tardo bizantina, invece, è importantissima per gli sviluppi successivi, in quanto porterà la crescente cristianizzazione del territorio e la diffusione capillare del clero e degli ordini monastici nell’intera Isola. Questo a cominciare dalle campagne del Campidano nelle quali il cristianesimo trovò territorio per la sua diffusione. Tracce della presenza bizantina nell’agro putzese sono state individuate negli insediamenti, precedentemente romani, di Santu Ghinzu, Santa Giusta, Mitza Purdia e Cuccuru Proceddus, dove in una sepoltura fu ritrovata una moneta dell’Imperatore Foca. Alla presenza dei monaci di rito greco, prima del X sec., risalirebbe l’origine delle chiese di San Giorgio, Santa Sofia, San Basilio e San Pietro, così come i numerosi toponimi che richiamano i Santi del menologio sarebbe la testimonianza della diffusione bizantina nel nostro territorio. Nell’età giudicale ogni regno sardo era diviso in minori chiamati curatorie o parti e controllate da un curatore. Ogni curatoria era formata da un insieme proporzionale di ville sulle quali vigilava un maiore de villa. In questa fase, nella villa di Decimoputzu, che faceva parte della curatoria di Ghippi, la presenza religiosa è sostenuta da numerosi edifici ecclesiastici che vengono fatti risalire al Medioevo. È certa la presenza dei monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia in tutto il cagliaritano della seconda metà dell’XI sec. e quindi anche nella curatoria di Ghippi.
La presenza vittoriana è attestata nella villa di Ghippi Jossu. Qui i monaci ebbero in donazione la chiesa di Santa Maria de Ghippi, poi conosciuta col nome di Santa Maria de su templu, destinata a divenire il fulcro di un abitato discretamente florido. Altra presenza religiosa è data dall’Opera di Santa Maria di Pisa. La villa di Decimoputzu dopo la fine del giudicato cagliaritano avvenuta nel 1257, passò sotto l’influenza pisana e il territorio di Ghippi fu controllato dal comune toscano. L’avvento dei Catalani nel 1324 indebolì il dominio pisano della Sardegna meridionale e la guerra fu inevitabile. Così, dopo due anni di conflitti, cinto d’assedio Castel di Castro, Pisa si arrese, accettando le condizioni dei vincitori. Il trattato di pace venne stipulato nel 1326. Il territorio di Decimoputzu finì inevitabilmente per subire sempre più l’ingerenza dei Catalani. La presenza catalana attestata dalla metà del XIV sec., può giustificare in parte la resistenza e la sopravvivenza della villa di Decimoputzu durante la fase più nefasta della guerra di occupazione aragonese. la villa non solo sopravvisse agli eventi bellici ma fu eletta a sede di residenza degli abitanti delle ville vicine via via che decadevano. Successivamente, nel 1414, la villa di Decimoputzu fu data in feudo dal sovrano aragonese a Giovanni Siviller. A questo punto la storia di Decimoputzu, inglobata nel marchesato di Villasor, seguirà le sorti degli altri comuni sardi sottoposti alla dominazione iberica.
Da vedere:
La chiesa parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie (edificata tra il XIV e il XV secolo in stile gotico-aragonese).