solarussa

Prefisso: 0783
Cap: 09077
Abitanti: 2.514
Altitudine: 12 m slm

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Solarussa si trova a nord-est di Oristano e dista dal capoluogo circa 11 km; situato a pochi chilometri dal fiume Tirso, nel cuore del campidano maggiore. Ha un' altitudine di m. 12 ed una superficie di 3189 ettari e circa 2500 abitanti.

Le origini Il toponimo "Solarussa" deriva dal colore del suolo delle sue campagne. Esso compare, per la prima volta nel XII secolo, e precisamente intorno al 1200; ma si racconta anche di altri nomi dati al paese quali: Solagussa, Solarusa, Solarosa, Salarussa e, infine, sul finire del XVIII divenne Solarossa. E' da rilevare che, proprio in prossimità del villaggio si trova una località detta ancora oggi "Terra Arrubia" - Terra rossa -, che si ritiene abbia dato origine al toponimo del villaggio sin dall' antichità per la sua colorazione dovuta alla forte fertilità del suo suolo. I primi stanziamenti umani in questo villaggio hanno origini preistoriche, posto in punto elevato, vicino alla palude, che affiancava fino al 1936 il villaggio, vi era un nuraghe che distava una trentina di metri dalla chiesa rurale di S.Gregorio. La palude, un tempo ricchissima di anguille, nonché le colline boschive, a nord del villaggio, davano ricca caccia mentre il florido e ricco patrimonio vegetale poteva offrire una ricca gamma di prodotti alimentari, oltre a favorire una fiorente pastorizia. Una terra così ricca non poteva non attrarre il desiderio dei punici della vicina Tharros e tanto meno dei Romani che, a Solarussa, stabilirono un manso, o stazione di tappa del lungo percorso, ovvero la Tharros-Forum Traiani; mentre diverse fattorie erano in Cuccuru Madau, località' dove si possono osservare frammenti di ceramica d'epoca. Ai piedi della collinetta in cui sorge la chiesa di S.Gregorio si osservano, ancor oggi rovine romane e un pozzo ritenuto anche questo romano.

E' particolarmente interessante la nobile attività vitivinicola dove Solarussa ha acquistato particolare importanza nella produzione della vernaccia. La vernaccia, dall'impianto della talea alla spillatura dalla botte del vino, ha nel nostro villaggio, tutto un processo di squisita latinità, così come le folte spalliere di canne che recingono le vigne sono identiche a quelle che consigliavano i georgici latini. Oltre alle pratiche agricole e cantiniere, che a Solarussa si sono chiaramente conservate dall'epoca romana, fino alla prima metà del secolo scorso si praticava la produzione artigianale di mattoni pieni e tegole. Le località in cui si producevano detti laterizi era Bangius e Cu'e Forru, località a sud del villaggio che era, secondo antichi documenti, ai confini col distrutto villaggio di Bidda longa o Villalonga. Villaggio distrutto dalla peste nel secolo XIV.

Nel cuore del Campidano Maggiore, Solarussa si trova a qualche chilometro dal fiume Tirso ed è proprio questa vicinanza che caratterizza e ha caratterizzato l'economia di Solarussa. Storicamente il paese si é sempre basato su un'economia essenzialmente agro-pastorale, grazie alla presenza di terreni tra i più fertili dell' isola. La pastorizia rappresenta tutt'ora, anche se non come in passato, la principale fonte di reddito di parecchie famiglie solarussesi. La fertilità del terreno rende possibile la coltivazione di colture come i carciofi, le angurie, i meloni, le olive e in particolar modo, nella zona bennaxi, che è una località in prossimità del Tirso, è coltivata la vite. E' in questo terreno che ha trovato particolare sviluppo la coltivazione della vite, finalizzata alla produzione della caratteristica vernaccia, che in passato ha avuto un ruolo dominante rispetto alle altre colture. Lo dimostrano le numerose cantine presenti ancora oggi nel paese e la festa che si tiene ogni anno nel mese di settembre in onore della vernaccia. Grazie alla vernaccia, Solarussa è rinomata in tutta la Sardegna ed anche al di fuori di essa; le caratteristiche della vernaccia coltivata nel bennaxi infatti la rendono unica rispetto a tutte le altre.

All'interno del centro abitato spiccano per il loro interesse turistico e storico la Chiesa Parrocchiale di San Pietro Apostolo (1830-1835); la Chiesa della Madonna delle Grazie, che é la più antica del paese e all'interno della quale possiamo ammirare uno splendido affresco; la Chiesa di San Gregorio Magno, che si trova leggermente fuori dal paese e nelle vicinanze della quale troviamo i resti del cosiddetto putz'e angius, un pozzo risalente all'età romana. Nel territorio circostante il paese troviamo numerosi resti nuragici tra i quali spicca certamente il nuraghe Pidighi, nei pressi del quale si trova anche una fonte.

Da vedere:
Chiesa Parrocchiale di San Pietro Apostolo, Chiesa della Madonna delle Grazie, Chiesa di San Gregorio Magno