sanveromilis

Prefisso: 0783
Cap: 09070
Abitanti: 2.547
Altitudine: 10 m slm

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San Vero Milis pare derivi da San Teodoro, in dialetto Sateoru; da cui derivò Sant’Eru italianizzato in San Vero. Fece parte del Giudicato di Arborea ed era incluso nel Campidano di Milis.

San Vero Milis è un grosso centro agricolo della pianura oristanese, formato da basse case e qualche palazzetto caratteristico. Nel paese è da visitare la chiesa di Santa Sofia edificata nel XVII secolo; notevolissimo l’alto campanile con cupola a cipolla; la facciata è in pietra arenaria dal caldo colore, con rosone, timpano a lunetta, e tre portali con decorazioni, il tutto ispirato ad un’eclettica interpretazione di motivi gotici e barocchi insieme. La chiesa è formata da tre navate, e ricca di marmi, con altari a ciascuna parte dedicati nella parte destra alla Concezione e Natività, il secondo a S. Francesco, il terzo alla Addolorata; nella parte sinistra uno alla Vergine del Rosario, il secondo a S. Sebastiano, il terzo a S. Barbara. Si trovano su questa chiesa 4 iscrizioni che indicano gli autori di diverse opere, e portano anche memorie. La prima sull’entrata della Sagrestia che si riferisce a Antonio Canopolo, arcivescovo di Oristano del 1604; la seconda collocata sulla porta ricorda Vincenzo Vica e Torrellas dei Marchesi di Soleminis, Arcivescovo di Arborea; la terza è nella facciata e indica il compimento della medesima dieci anni dopo la consacrazione; la quarta si trova nella Sagrestia e ricorda il canonico Gio. Antonio Serra-Urto. Da ammirare al suo interno una scultura in legno di San Sebastiano della metà del ‘600. Un’altra interessante scultura lignea è conservata nella vicina chiesa barocca di San Michele Arcangelo.

A poca distanza dall’abitato si può visitare il nuraghe S’Uraki, un vasto complesso tra i più importanti di tutta la Sardegna, che non è stato ancora portato interamente alla luce. È costituito da un’imponente fortezza centrale, in parte ancora interrata e dalle mura grandiose che comprendono dieci torri. Nel villaggio sono state scoperte interessanti tracce fenicio-cipriote risalenti al VII secolo a.C. È stato portato alla luce un intero villaggio punico; i reperti recuperati (ceramiche, terracotte, etc.) sono stati raccolti nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Sono interessanti i dintorni del paese, che comprendono un vasto settore settentrionale della penisola del Sinis. Poco prima della costa la strada si insinua tra lo stagno di Is Benas e lo stagno di Sale Porcus, quest’ultimo molto importante per la colonia di fenicotteri presente tutto l’anno, che si possono facilmente osservare; l’area è protetta come oasi naturalistica. La penisola del Sinis termina nel Capo Mannu, la cui scogliera di 51 metri, formata da calcare giallognolo, sostiene il faro e le due torri Sa Mora e di Capo Mannu, di età spagnola. Dalla cima, si può ammirare la costa del Sinis a sud, con l’isola Mal di Ventre ad ovest, e la pineta di Is Arenas a nord. La pineta di Is Arenas, che si estende in buona parte nel comune di Narbolia, termina sul mare con la vasta spiaggia di Is Arenas; era, fino ad un quarantennio fa, un vero deserto di dune di sabbia, poi rimboschite; vi sorgono poche case ed un campeggio; un tratto superstite di dune lo si può osservare sull’estremo lembo meridionale.

Da vedere:
chiesa di Santa Sofia