Prefisso: 0782
Cap: 08034
Abitanti: 2.044
Altitudine: 555 m slm
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Laconi è un' importante località della Sardegna Centro Meridionale caratterizzata da un paesaggio naturale affascinante e insolito. Le candide creste dei "tacchi" calcarei di "S'Atza e Carradore" e di "S'Atza e ziu Chiccu" contornano a oriente e a settentrione l'area urbana. A meridione la vista spazia fino alle sottostanti regioni collinari del Sarcidano e di Parte Valenza, mentre a occidente lo sguardo si perde verso l'oristanese. Tutt'intorno il fitto bosco secolare di roverelle e di lecci abbraccia il borgo, condizionato nel suo impianto urbanistico da una morfologia complessa che nel tempo ha inevitabilmente determinato scelte insediative tipiche dei centri montani.
Le caratteristiche geografiche e la complessità morfologica del territorio di Laconi hanno decisamente influito sui modi con cui l'uomo, nel tempo, ha frequentato questi luoghi nel tentativo di avvalersi delle grandi risorse naturali. Il Neolitico Antico Stando ai risultati della ricerca archeologica, ormai trentennale, condotta dal dipartimento di Archeologia dell'Università di Cagliari e dalla Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro, si può affermare che la presenza dell'uomo a Laconi risale al Neolitico Antico (6000/4500 a.C.). Piccoli nuclei di cacciatori, nel loro migrare al seguito dei branchi di cervi, usavano dimorare nelle cavità naturali presenti nel territorio, lasciando numerosissime tracce del loro prolungato soggiorno, come attestano i numerosi reperti rinvenuti a "Sa Spilunca Manna" e nella " Grotta Leòri". L'Età dei Metalli Più tardi, nelle fasi conclusive del Neolitico e nei primi tempi dell'Età dei Metalli (3700/2400 a.C.), quando l'agricoltura e l'allevamento hanno reso stanziale il tipo di insediamento, l'esigenza di armonizzare la felice esposizione e la salubrità dei suoli ha dato origine allo sviluppo dei primi agglomerati di capanne, veri e propri villaggi organizzati, come a "Monte Feurrèdu", a "Cirquìttus", a "Sarcidanù", il grande altopiano da cui deriva il nome storico di una delle curatorìe del Giudicato d'Arborea. Proprio queste genti si sono rese protagoniste di un fenomeno di arte scultorea che esprime ad altissimi livelli figurativi il culto degli "eroi" e delle "divinità": i menhir e le statue menhir.
I menhir antropomorfi sono dei monoliti di varie dimensioni, talvolta finemente lavorati, riproducenti caratteri distintivi della figura umana, quali occhi e naso. Le statue menhir sono ricche di dettagli che consentono anche la distinzione tra i sessi e il rango sociale di appartenenza. I menhir cosìddetti "protoantropomorfi", del tutto privi di raffigurazioni, sono accomunati alle precedenti classi per la forma esteriore e per la tecnica di lavorazione. Oggi i menhir fanno bella mostra negli spazi espositivi del Civico Museo Archeologico e ne costituiscono l'aspetto scientifico più rilevante. Quaranta esemplari suddivisi in gruppi e in sale secondo le specifiche di rinvenimento, uniti a numerosi reperti mobili provenienti da scavi archeologici e da ricerche di superficie, offrono un quadro alquanto esaustivo sulle vicende culturali che hanno animato il territorio di Laconi prima dell'avvento della Civiltà Nuragica. Aspetti culturali dell'età del Rame e dell'inizio dell'età del Bronzo (2.400-1.800 a.C), con le fasi del "Campaniforme" e della "Cultura di Bonnannaro", sono stati riconosciuti in alcuni contesti funerari, sia in tombe megalitiche, come a "Prànu Maòre", che in domus de Janas, a "Pranu Arrànas". In entrambi i casi si tratta di rifrequentazioni di luoghi di sepoltura il cui impianto originario è da ricondurre ai monumenti conclusivi del Neolitico (2.700 a.C.).
Ma è soprattutto nei secoli della Civiltà Nuragica, ricchissima anche a Laconi di espressioni monumentali, che il rapporto tra l'uomo e il territorio si rafforza particolarmente sottolineando la strategicità geografica e politica di queste terre. Vie d'accesso naturali, profonde incisioni fluviali, una rete fittissima di tratturi e percorsi oggi appena evidenti, rimarcano la specificità dei luoghi e la continua ricerca di vie di penetrazione da e per la montagna. All'interno di questa organizzazione del territorio il ruolo primario era costituito dai nuraghi. Nella maggior parte dei casi si tratta di edifici dall'impianto architettonico semplice, nuraghi monotorri, attualmente in pessimo stato di conservazione. Talvolta però, come nel Nuraghe "Genna 'e Corte", ci si trova di fronte ad architetture notevolmente complesse, dove torri e cortine si dispongono rispettando un preciso ordine planimetrico, nel caso specifico pentagonale o, forse, addirittura esagonale.
Il tessuto urbano di Laconi manifesta in modo inequivocabile la storia di questo paese. Il primo nucleo, arroccato ai piedi del castello, risale al medioevo: lungo le vie tortuose del centro storico si affacciano le case dal basso profilo con i muri di pietre e fango oppure, meno frequentemente, intonacate con un impasto di calce e sabbia silicea del luogo, come nei rioni di Corongiu, Romaòre, Pitzièdda. Moderna invece, è la parte del borgo sorta intorno alle architetture neoclassiche del Palazzo Aymerich e della Casa Municipale. Nel suo sviluppo urbanistico vi sono i segni di un mutamento e di una crescita del luogo; mutamento determinato anche da una più equa distribuzione delle risorse, risultato dell'affrancamento dal potere feudale di numerose famiglie di allevatori e pastori. Fino alla prima metà dell'800 Laconi aveva nel Castello e nel Parco circostante l'epicentro della vita politica, feudale ed economica.
Soltanto la chiesa parrocchiale, intitolata ai santi Ambrogio e Ignazio, che nel prospetto frontale manifesta rifacimenti che nel tempo hanno deturpato lo spartito tardo-gotico originario, pare respirare in assoluta libertà lo spazio che di fronte ad essa si apre a occidente. È quasi una contrapposizione, fisica e ideale, alla residenza dei feudatari, rigida e austera, topograficamente relegata ai limiti orientali del nuovo assetto urbano post-medioevale. Questo impianto urbanistico, così anomalo se lo si inquadra già nel tardo medioevo, verrà superato soltanto nell'800, con la costruzione, progettata dal Cima, della nuova dimora dei Marchesi di Laconi, elegantemente prostrata alla Parrocchiale, ormai epicentrica rispetto al paese che cresceva.
30 Agosto: S. Ignazio da Laconi (la festa dura una settimana).
Da vedere:
Menhirs e dolmen Corte Noa, Nuraghe e dolmen Genna 'e corte