Dagli Emirati Arabi all'Australia, dal Regno Unito, da New York a Seattle, non c'è giornale o blog in lingua inglese che non abbia parlato delle case a 1 euro di Ollolai dopo un servizio andato in onda sulla CNN. Un gran parlare e un gran ritorno di immagine per il paesino della Barbagia, proprio a poche settimane dalla partenza del Reality Show sulla Tv Olandese.

ollolai
Foto sito comune Ollolai

Ollolai

Prefisso: 0784
Cap: 08020
Abitanti: 1.240
Altitudine: 960 m slm

Dagli Emirati Arabi all'Australia, dal Regno Unito, da New York a Seattle, non c'è giornale o blog in lingua inglese che non abbia parlato delle case a 1 euro di Ollolai dopo un servizio andato in onda sulla CNN. Un gran parlare e un gran ritorno di immagine per il paesino della Barbagia, proprio a poche settimane dalla partenza del Reality Show sulla Tv Olandese.


Sul monte San Basilio, circondato dalla macchia mediterranea, si trova il paese di Ollolai, a circa 1000 m sul livello del mare. Quercia, tasso, pero selvatico, elce, erica scoparia, agrifoglio ricoprono il monte su cui venne eretta la chiesa bizantina di San Basilio Magno, dove si possono ancora vedere i resti dell’antico convento francescano che fu teatro della leggenda della maledizione dei frati.

Si narra, infatti, della disamistade (faida) tra due importanti casate – i Ladu e gli Arbau – che portarono alla persecuzione dei francescani. I frati andarono via nel 1490 lanciando una maledizione che, secondo i racconti degli anziani, provocò il violento incendio che distrusse gran parte dell’abitato.

A sud-ovest del paese, sul massiccio granitico ai confini del Gennargentu, si trovano le punte più alte del territorio comunale chiamate La finestra della Sardegna: Punta Manna (1104 m) e Punta de S’Aschisorju (1127 m). Da qui, nelle giornate di cielo terso, si possono osservare i mari che bagnano l’Isola, uno spettacolo che attira numerosi escursionisti che si inoltrano nei sentieri tra le rocce e la fitta vegetazione.

Tra le produzioni tipiche spicca quella dei cestini di asfodelo: l’abilità delle maestre cestinaie di Ollolai è rinomata in tutta l’Isola.


D’antichissima origine, infatti, dai recenti scavi archeologici condotti dall’archeologa Maria Ausilia Fadda nel territorio di Ollolai, più precisamente nella grotta chiamata “Sa Onca Vravi” situata nella vicina montagna di San Basilio s’è potuto costatare che un primo insediamento risale al neolitico medioevo (4000 a.C.) mentre un secondo all’Eneolitico (2800 a.C.). Sempre a S. Basilio si trova un villaggio nuragico, non distante dalla chiesa, che affiora con tratti di muro secco e un pozzo sacro che, secondo il racconto delle persone anziani, sarebbe interrato per proteggere gli animali. L’epoca nuragica è chiaramente documentata da resti di quattro nuraghi: quelli di Loai verso Gavoi, di Talaighe verso Mamoiada, di Legunnoro e Palai verso Olzai. Il paese fu sicuramente uno dei centri della resistenza dapprima contro i Cartaginesi, poi contro i Romani. Persino il Cristianesimo trovò molta difficoltà ad affermarsi. Solo verso il 590 d.C. si riuscì a convertire gli ollalesi e i barbacini anche grazie all’opera di Ospitone, re di Ollolai (così affermano gli ollolaesi) al quale il papa Gregorio Magno inviò due lettere invitandolo ad incoraggiare la conversione dei suoi sudditi. Durante il periodo giudicale, Ollolai appartenne al Giudicato di arborea e secondo la tradizione, il paese doveva essere allora il capoluogo della Barbagia, a cui dava il nome e ivi doveva risiedere il curatore o capo amministrativo del distretto.

Per avere notizie certe di Ollolai bisogna andare fino al XV secolo. Nel 1470 i frati Minori Osservanti di Oristano ebbero il permesso di costruire un altro monastero in una località più salubre. A questo scopo il papa Paolo III inviò sull’isola Padre Mariano da Siena che scelse Ollolai come luogo adatto. Il convento fu costruito in due anni sulla cima del monte di San Basilio. In quel periodo Ollolai era sanguinosamente diviso dall’odio di due famiglie potenti, i Ladu e gli Arbau: i primi sostenitori del Marchese D’Arborea Leonardo D’Alagon, e i secondi del partito degli Aragonesi, rappresentato dal vice re Nicolò Carro. I frati del convento, inviati a Ollolai con il favore del marchese di Oristano, dovevano essere devoti a questo, anche perché vivevano nelle sue terre. Avvenne che uno dei Ladu aveva un figlio, che i frati istruivano con particolare cura, essendo il padre un loro benefattore. Un giorno il ragazzo non fece più ritorno a casa. Si fecero ricerche, ma del ragazzo nessuna traccia. Solo più tardi il suo cadavere fu trovato per caso, nel pozzo dei frati. Il delitto era stato commesso dagli Arbau, ma questi sparsero la voce tra il popolo, non ben disposto nei confronti dei religiosi, che il ragazzo era stato ucciso dai frati. Tutta la popolazione di Ollolai si sollevò contro i religiosi che riuscirono a fuggire prendendo con se le cose più sacre, tra cui un prezioso crocifisso (oggi si trova nella Basilica di S. Giusta). Secondo la leggenda i frati andando via, scossero in segno di maledizione la polvere dei loro calzari e due giorni dopo scoppiò un terrificante incendio che distrusse gran parte del paese, dei sette rioni l’ultimo: Ollolai. Fu questa dunque, confusa tra storia e leggenda, l’origine della decadenza di Ollolai, un tempo grande e potente, oggi un grazioso paese della Barbagia che conserva ancora il suo nome: la Barbagia di Ollolai.

Dal 1985 si svolge, in occasione della festa di San Bartolomeo, il campionato sardo di “S’ISTRUMPA” antica lotta dei pastori, risalente al periodo nuragico e di cui si ha testimonianza dal rinvenimento a Monte Arcosu di due bronzi raffiguranti questa pratica sportiva. S’Istrumpa è una lotta non violenta sintesi di abilità, forza ed equilibrio fisico e mentale. Nel 1994 si è costituita la Federazione “S’Istrumpa” e nel 1995 viene iscritta alla Federazione Internazionali di lotte Celtiche (ne fanno parte Francia, Scozia, Irlanda, Inghilterra, Spagna, Isole Canarie e Sardegna). Si racconta che alla fine del secolo scorso, per la festa di San Cosimo di Mamoiada, tziu Antoni Zuseppe Bussu “Borroi”, giovane pastore, avesse messo con le spalle per terra il parroco di Buddusò riuscendo a battere tutti i più abili “gherradores” della Barbagia. Questa prova di forza sardesca, molto simile alla lotta greco-romana, animava le feste, le tosature e in questo secolo “sas balentìas” dei giovani chiamati alla visita di leva; da una quindicina di anni è assurta a dignità di “lotta nazionale” dei sardi: un piccolo comitato di giovani di Ollolai, a metà degli anni ’80, costituì la Polisportiva Barbagia e organizzò il primo Campionato regionale de “Istrumpa”. Da allora la competizione si ripete annualmente coinvolgendo molti paesi del circondario (Fonni, Gavoi, Ovodda, ecc.). Oggi nulla è lasciato all’improvvisazione. La Polisportiva ha preparato un Regolamento con norme precise di comportamento dei due lottatori; questi sono divisi in diverse categorie in base al loro peso. “Prima di iniziare – recita il Regolamento – i lottatori si dovranno stringere l’un l’altro con le braccia. Il braccio destro dovrà passare sopra l’omero e il sinistro sotto l’ascella del rivale, la testa dovrà essere inclinata a destra. Vince chi riesce a mettere l’avversario con le spalle per terra”. In passato si conoscevano tre posizioni: le mani intrecciate dietro la schiena dell’avversario (posizione adottata dalla Polisportiva); la presa ai fianchi, tenendosi per la cinghia; e la presa “a francas”, con le mani che afferrano gli avambracci dell’avversario. Così avvinghiati, bisognava far toccare la terra con la schiena dell’avversario, anche per una frazione di secondo, senza che avesse rilevanza se poi si venisse a propria volta rovesciati e inchiodati al suolo. “S’istrumpa” è nata nell’università dell’ovile, tra i lecci secolari dell’Ogliastra e della Barbagia o nelle vallate del Goceano e del Marghine. Lontana parente della lotta greco-romana, “s’istrumpa” sarebbe praticata anche in alcuni paesi celtici. Nella palestra di Ollolai, durante i campionati, le immagini di Franco Columbu (l’ollolaese famoso in tutto il mondo, essendo stato prima Mister Universo e poi Mister Olympia) fanno bella mostra dei robusti pettorali e degli enormi bicipiti. Anche lui ha iniziato come “gherradore” de s’istrumpa”. Dopo quelle piccole vittorie ha raggiunto traguardi che forse anche i moderni campioni dell’antica lotta dei Sardi potrebbero tagliare, se questa disciplina riuscisse a conquistare i quadrati delle Olimpiadi. Una speranza dei dirigenti della Polisportiva Barbagia. Anche se resterà solo un segno. 

La località di San Basilio, ricca di boschi e di acque è certamente una delle più suggestive della Sardegna. Osservandola dall’interno si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una profonda chiostra, somigliante nella sua architettura ad un fantastico tempio naturale, a cui fan da muraglia le aree rupestri granitiche. Con una certa fatica si sale a Sa Punta Manna e poi a quella de Sa S’Asc °isorgiu, chiamata la “finestra della Sardegna” perché, dai suoi 1126 m di altezza, è possibile spaziare lo sguardo sia sul Mar Tirreno sia sul Mar di Sardegna. Da quel gran balcone naturale si può contemplare ancora la Valle del Tirso col suo lago artificiale, i piani del Marghine con i suoi monti omonimi, i monti di Santu Lussurgiu e il Campidano Superiore di Oristano. E sono proprio qui, a San Basilio, le testimonianze archeologiche dei primi insediamenti umani del territorio di Ollolai. San Basilio è tutta una zona archeologica, piena di ripari sotto roccia, tombe in tafano, come vengono chiamate, che riprendono le tipologie abbastanza comuni in Gallura. Uno di questi ripari sotto roccia viene chiamato “Sa °Onca Frabi°à”. In questo riparo sono stati individuati sette strati ben differenziati che documentano l’uso del riparo a partire dal Neolitico Medio con esiti di cultura di Bonu Ighinu fino alla prima età del ferro.

L'economia prevalente: agro-pastorale, con produzione e lavorazione del tipico formaggio, denominato “fiore sardo”, e di altri prodotti della pastorizia.

Cucina tradizionale: pressuttu, oliva, petha de ‘erve e a buddidu, petha de vitellu o porchezone, tataliu o orda, ventre de ‘erve e savadas, asos novos, vezzos, moddes, vrutturas de cada zenia.

L'artigianato: lavorazione del ferro e dell’alluminio, lavorazione del legno, confezionamento del costume tradizionale, produzione e lavorazione del miele, produzione dei dolci sardi, produzione del tipico pane sardo “carta da musica”, lavorazione dell’asfodelo con la produzione dei cestini di varie forme e grandezza: “°overs”, “kerrigos”, “°anisteddas”, “co°inzolas”.

Le feste a Ollolai hanno sempre avuto una grande importanza come momento aggregante e di comunicazione. I festeggiamenti civili sono quelli caratteristici delle sagre paesane con manifestazioni folcloristiche, musicali e ricreative. Immancabile l’appuntamento con la gara di poesia che richiama i più famosi poeti sardi. Un altro importante appuntamento è “Sa Vardia” e “Su Paliu”, due spericolate gare ippiche. Questa manifestazioni richiamano migliaia di spettatori protagonisti di una indimenticabile sagra all’insegna dello sport equestre che, al di la del fatto agonistico, ripropone le antiche attività del cavallo nella vita dei pastori nomadi e transumanti. Le celebrazioni religiose culminano nella processione in costume con cavalli. La festa più importante è quella di S. Bartolomeo, il 24 agosto. Non esiste una chiesa dedicata al santo, ma nella chiesa parrocchiale si trova la sua cappella ed è sicuramente la parte più antica della parrocchia. Da circa cinquant’anni è organizzata dai ragazzi e ragazze della “leva”, cioè dai diciottenni, che si trasformano in comitato, eleggono su ghionarzu, la prima bandiera, segno di comando e di guida, e danno vita a tutte le manifestazioni folcloristiche religiose indossando il tradizionale costume che acquista particolare suggestione soprattutto durante la processione. Da ricordare perché cariche di suggestione e di attrazione le feste in campagna intorno alle chiesette di San Pietro o nella spettacolare cornice di monti, lecci e querce per San Basilio, nell’omonima località.

Il costume di Ollolai: Nel costume ollolaese gli occhi dello spettatore sono particolarmente attratti dallo splendore e dalla violenza dei colori del costume di gala delle donne. Ma, ad uno sguardo più attento, non può sfuggire la bellezza del costume maschile che, pur semplice e disadorno, è ricco di mille particolari. Alcuni particolari del costume maschile che, pur semplice e disadorno, è ricco di mille particolari. Alcuni particolari del costume di gala femminile: Su cappiale, cuffietta ornata con nastri rossi, dorati e legata sotto il mento con un nastro. Sotto la cuffietta i capelli sono raccolti “a cornetti”: così intrecciati e legati formano “su crondile”, una acconciatura unica in Sardegna e che, secondo alcuni studiosi, si rifà alle pettinature in voga nell’oriente. La camicia, “sa °amisa prammà”, così chiamata per il particolar ricamo nei polsi, intorno al colo e negli omeri: su °oro. La camicia è tenuta stretta da un busto ridottissimo, sas palas, di panno rosso ornato di nastri rossi e dorati, che funge da reggiseno. Sopra la camicia sta un giubbetto corto, su zippone, di broccato, a fondo blu con rose rosse e gialle. La gonna, su vardellìnu, fittamente plissata e orlata da una larga vetta e nastri rossi e dorati, copre quasi completamente la pesante gonna d’orbace, su °uddittu ‘e listone. Il grembiule, su °odale, riccamente lavorato. Il ballo Il ballo di Ollolai è certamente uno dei più antichi e con caratteristiche uniche nel suo genere. Su ballu tundu, detto così perché sos balladores, tenendosi sottobraccio e con le mani intrecciate, disposti in modo che tra due donne si trovi un uomo formano un grande cerchio. Esso inizia lentamente a piccoli passi avanti e indietro preparandosi a quel ritmo saltellando che ne costituisce quel “qualcosa in più” di diverso dai balli del circondario. Si tratta di un alternarsi di ritmi diversi, fino a quando al cenno di chi dirige il ballo col suono o col canto, le donne lasciano il braccio di quella che hanno a fianco e così formano i “terni” diversi, un uomo in mezzo a due donne: a questo punto inizia s’indassa una danza molto vivace e anch’essa saltellante, ma molto libera nel movimento verso tutte le parti del palco o della piazza. Nella danza, all’accenno del suono, il terno gira su se stesso, l’uomo solleva il braccio, suo e della donna che ha a fianco, e fa passare, sotto, l’altra donna e viceversa. Poi si ritorna al ballo tondo fino al cenno della fine.