gadoni

Prefisso: 0784
Cap: 08030
Abitanti: 897
Altitudine: 696 m slm

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Sito ad un’altitudine di 696 m. s.l.m., alla latitudine 390 51’ e alla longitudine orientale di Cagliari 0° 3’, dista da Nuoro 80 Km e da Cagliari 120 Km. Conta circa 900 abitanti, non tutti domiciliati a Gadoni.

E’ posto a mezza costa di una catena di montagne, esposto frontalmente a ovest alla montagna “Bruncu sa Scova”: il pendio digrada rapidamente sul Flumendosa. L’estensione complessiva del territorio di Gadoni è di 4350 ettari, dei quali 800 sono destinati a “bosco ceduo”, ovvero che si taglia periodicamente per legna da ardere. Possiamo trovare questo tipo di bosco sul costone che parte dalla vallata del Flumendosa fino a raggiungere quasi la cima di “Santu Crabieli”, ancora di fronte al paese nella zona di “Landuru”, “Barigau” e “Cuxinadorgiu”. Un altro territorio dove possiamo trovare il bosco ceduo è in “Sa terra segada”, località con clima mite a circa 400-450m s.l.m., dov’è presente un gran numero di sugherelle.

Le piante presenti in questo territorio sono: il leccio che è tipicamente mediterraneo, che si adatta a tutti i tipi di suolo; la roverella, anch’essa presente nella macchia mediterranea. L’esempio tipico di bosco ad alto fusto è dato dalla foresta di “Corongia” che si estende su un territorio complessivo di 450 ettari circa e una parte di esso confina con Laconi, Villanovatulo ed Isili; dista da Gadoni 15 Km. La foresta di “Corongia” è stata acquistata per mezzo di una sottoscrizione popolare nel 1922. La vegetazione si presenta folta e lussureggiante; sono presenti alberi ad alto fusto, come: lecci, roverelle, querce, ginepri, tassi, agrifogli, ecc. e alcuni esemplari di acero trilobo; mentre gli alberi a basso fu­sto sono: corbezzoli, eriche, lentischio. viburno, ecc. Essa è posta sull’altipiano del Sarcidano e si arrampica su costoni che scendono a strapiombo nella vallata dove scorre il Flumendosa. Le rocce di origine calcarea, i cosiddetti tacchi, caratteristico “Su Campanili”, poggiano su dei conglomerati e a loro volta su delle arenarie, da dove sgorgano abbondanti sorgenti. Il sottobosco di ettari 800 è caratterizzato da: corbezzoli lentischi, eriche, finiree, eccettera. I prati permanenti e i prati in generale risultano di 2.250 ettari e rappresentano la fetta più grossa del territorio di Gadoni. Li troviamo sul monte “Sa Scova”, “Istrizzu”, “Su Cuili ‘e Torracorti”, “Puliscerinas”, “Perdas arrubias” che confina con la miniera di Funtana Raminosa. Possiamo trovare il pascolo cespugliato ancora ad est del paese nelle località di “Pule ‘e Pruna”, “Marroccu”, “Lazzucarei” e “Malacrei”, dove la vegetazione è caratterizzata in particolare da cisti e da asfodeli. Tali pascoli si sono formati in seguito alla degradazione del terreno, ad opera degli incendi e dei fattori meteorologici. Le coltivazioni permanenti, 100 ettari, e il seminativo, 200 ettari, risultano pra­ticati in diverse zone del territorio, ma con clima mite; mentre la superficie improduttiva risulta di circa 200 ettari.

FUNTANA RAMINOSA Gli esperti, in base agli studi fatti su numerosi reperti archeologici ritrovati nelle vicinanze di Funtana Raminosa, (utensili di pietra, avanzi di vasellame), hanno stabilito che gli stessi risalgono al periodo dei traffici con i fenici, della dominazione dei Cartaginesi e dei Romani. All’epoca romana risalirebbero i resti di un forno fusorio, certamente alimentato dal minerale di Funtana Rarninosa, e trovato dall’Ing. Luigi Sanna Manunta nel 1890, nel vicino altopiano del Sarcidano: egli rinvenne fra quei resti un lingotto di rame con impresso un marchio romano. La situazione stratigrafico-tettonica molto complessa della zona è un composto alternato di scisti e di calcari silurici, solcati da numerosi dicchi di porfido che hanno aperto la via al magma, il quale ha profondamente reso metamorfiche le rocce, mineralizzandole. I banchi sottostanti agli scisti sono minerali misti di blenda, galena. pirite e calcopirite con frequenti ed intense intrusioni di quarzo. Dopo secoli di inattività, nel 1880, un certo Ridi fece perforare una galleria vicino alla sorgente “Funtana Raminosa”, dalla quale ricavò decine di tonnellate di minerale. Nel 1909 l’Ingegnere belga Emilio Jacob (che sfruttò la miniera solo saltuariamente) vendette per mezzo milione di lire le licenze all’avv. Paolo Guimberière. Questi tra il 1909 e il 1911 eseguì lavori di esplorazione così intensi, da guadagnarsi la “dichiarazione di scoperta” e avere la concessione per lo sfruttamento del sottosuolo nel 1912. Egli costruì strade d’accesso per la miniera; fece costruire una casa per la direzione e varie case per impiegati e operai. L’energia fu data da una turbina Francis, messa in moto dalla caduta dell’acqua del Rio Saraxinus, la cui valle fu sbarrata con una diga, per mezzo di un canale in cemento lungo 200 metri. La miniera ha raggiunto il maggiore sviluppo negli anni ‘60 quando occupava circa 150 addetti, mentre alla fine degli anni ‘80 è iniziato il suo declino, e attualmente gli impianti sono stati smantellati e i locali utilizzati per ospitare altre attività industriali come la lavorazione delle fibre di carbonio.

LE GROTTE Le grotte “Albas” e “Perdu”, all’interno del territorio di Corongia, sono interessanti soprattutto per gli appassionati di speleologia.

Da vedere:
Chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta