lode

Prefisso: 0784
Cap: 08020
Abitanti: 1.935
Altitudine: 345 m slm

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Lodé (conosciuto nei documenti anche come Villa de Lotde o Villa de Locde) ed il suo territorio settentrionale si ponevano come linea di demarcazione tra la Gallura ed il Logudoro; apparteneva al giudicato di Gallura, precisamente alla Curatoria di Posada ed alla Diocesi di Galtellì con cui ancora oggi mostra notevoli similitudini negli oggetti sacri di quei paesi. L’origine del paese può essere fatta risalire con ogni probabilità ai nuclei di Sos Loddos, Oriannele e Thilimeddu che prima del XIII secolo erano posti a ponente dell’attuale centro abitato con cui devono aver convissuto in epoca più tarda se, come dicono i racconti tramandati di padre in figlio, durante una delle feste di Lodé, quella di S. Giovanni, giungevano da Sos Lottos “Sos Caddos Irdes” i cavalli verdi a correre il palio in onore del santo. Tali cavalli dovevano essere oggetto di desiderio e potere e, sia che avessero un pelo verdastro, sia che fossero bardati con drappi verdi si possono far rientrare in quei miti della vegetaz ione tipici del ciclo di nascita, morte e rinascita della natura.

Lodé è uno dei pochi paesi, dei tanti che un tempo animavano l’attuale territorio delle Baronie, ad aver superato le difficoltà che la storia ha riservato a questo mondo agropastorale, dalle difficoltose coltivazioni dei terreni collinari alle carestie, dagli attacchi dei barbareschi alle tasse dei pisani, e ad essere giunto fino ai nostri giorni. La popolazione è sempre andata crescendo fino agli anni 60 dove ha raggiunto un apice di 5000 abitanti partendo dai pochi fuochi del XIV secolo fino ai 117 fuochi del 1678, dai 552 abitanti del 1751 agli 857 del 1824, dai 1010 del 1848 ai 1524 del 1901.

Oggi il centro storico del paese custodisce ancora l’architettura povera ma affascinante delle case di pietra poste sulla roccia, i cui balconi in legno dominavano i viottoli in selciato che da “Su Cantareddu”, la parte alta del paese, giungevano fino al centro di Lodé dove si trova la chiesa di S. Antonio da Padova che custodisce l’altare trasportatavi dalla precedente chiesa parrocchiale di S. Andrea. Nelle vie del paese iniziano a sorgere in questi anni i murales fatti da giovani moralisti Lodeini che ritraggono le caratteristiche delle antiche case e riprendono le antiche tradizioni locali. E le tradizioni appunto non mancano come “Su ballu ’e s’Arza” per guarire chi era stato punto da quell’insetto, “Sas Mascheras Nettas” le locali maschere carnevalesche e “Su Maimone”, fantoccio trasportato per le vie del paese, al cui interno era collocata una botticella che piano piano veniva riempita dal vino offerto di casa in casa e poi consumato nella serata dal ritmo delle musiche e dei balli; nel mancano i personaggi fantastici della narrativa popolare trasmessa oralmente come “Su Voe Muilache” uomo imbavato presagio di sventura e i già ricordati “Caddos Irdes”, le “Janas” che abitavano sas domos o “Sos Naneddos” che abitavano sas calas, “Sas Panas” che vangavano lungo le sponde del fiume e “Sas Muscas Maccheddas” che ne sorvolavano le acque.

La componente naturalistica più significativa del territorio di Lodé è il versante occidentale del Monte Albo. La Montagna, aspra e selvaggia, assicura emozioni uniche a quanti affrontano la fatica di accedervi. Il sentiero proposto tra le iniziative G.A.L. consente di salire, sulle tracce dell’antico “caminu ‘e carru”, dalla località di Sa Mela sino a Punta Cupetti (mt 1090). Il percorso non presenta pericoli e costa solo la fatica dell’ascesa, ma consente di scoprire l’ampio pianoro carsico di S’ena ‘e Copetti” (dove un tempo ci seminavano il grano) e poi di raggiungere la vetta omonima, da dove si domina l’intera dorsale della montagna (lunga ben 13 chilometri). Qui, e solo qui, vive un’importante popolazione di gracchio corallino, un corvide molto bello ed elegante, caratterizzato dal colore rosso vermiglio del becco e delle zampe. Lodé con le sue tradizioni e le sue bellezze naturali potrà nei prossimi anni ambire ad un ruolo turistico e fungere da anello di congiunzione tra mare e montagna tra Baronie e Barbagia.

Da vedere:
la chiesa di S. Antonio da Padova, Punta Cupetti (mt 1090)